«Tacitamente, freudianamente». Era il ’94, ovviamente un lunedì sera, riuscì a infilarci due avverbi così, pam pam, uno dopo l’altro e...
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La storica lotta per la moviola in campo: «Ci appoggiano tutti! Ci chiamano da tutte le federazioni, dalla Federazione francese ci ha telefonato anche Platinette!». Lo studio televisivo come il bar sport: «C’è qualche tafferuglio, vedo che portano via qualche telespettatore»; «Non parlate tutti insieme, massimo due o tre per volta»; «Non sovrapponetevi, altrimenti i vocioni trombano!». Fino all’apice della vis popolare, cioè i processi agli azzurri del calcio: «Gli italiani hanno intasato il centralone della Fifa!» (vedi il Mundial dell’arbitro Moreno), «Oggi siamo usciti dagli Europei dopo essere già usciti a fischi e peperonate con la Corea», «Un giocatore che canta l’inno non può dirsi… diciamo una parola grossa… degno d’indossare la maglia della Nazionale!». Fradelli d’Idaglia. Gli domandò un giorno Alain Elkann: «Come vivrebbe lei senza calcio?». Risposta: «Non posso dirlo perché non ho mai vissuto». Più che dare notizie, la notizia era lui.
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Il Messaggero