Dzeko, l'assistman-goleador raggiunge Montella e insegue Manfredini:

Dzeko, l'assistman-goleador raggiunge Montella e insegue Manfredini:
E all’uscita, un sorriso grande così. Edin Dzeko abbraccia Paulo Fonseca, che lo ha appena richiamato in panchina. Il 9 della Roma ascolta, orgoglioso, il coro...

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E all’uscita, un sorriso grande così. Edin Dzeko abbraccia Paulo Fonseca, che lo ha appena richiamato in panchina. Il 9 della Roma ascolta, orgoglioso, il coro dell’Olimpico tutto per lui. “Olè, olè, olè, olè, Dzeko, Dzeko”. Standig ovation. Se la gode, gli piace, lo riempie di buoni sentimenti. La gente lo apprezza, anche se da lui pretende sempre di più e tante volte glielo fa capire. È poco cattivo (citando Spalletti), forse sarà anche vero, ma Edin ormai interpreta il ruolo in maniera un po’ diversa, da centravanti moderno. Totti era trequartista ed è diventato un attaccante centrale, Dzeko si è incamminato in un percorso contrario, faceva il bomber e adesso ama agitarsi alle spalle degli attaccanti. Peccato che la Roma non abbia esterni dal gol facile e certe volte, questo meccanismo si inceppa e la squadra fatica: non segna Dzeko e non segna nessuno, ed è un problema.


MA QUALE BOMBER
Ma contro il Lecce si è rotto l’incantesimo: Dzeko manda in porta Mkhitaryan e firma la rete del tre a zero. Ma non solo, il bosniaco è sempre stato al centro del gioco offensivo della Roma, ogni spunto spesso era firmato da lui. Sì, poteva anche segnare un gol in più, ma nessuno è perfetto. Stavolta ci hanno pensato i suoi compagni, appunto l’armento e Under. Il conto che Dzeko presenta alla cassa è alto: gol con la maglia della Roma, centodue. Come Montella, che qui ha vinto uno scudetto, anche lui numero nove.

SULLE ORME DI PEDRO

Edin dunque sale al sesto posto della classifica marcatori all-time della Roma e punta Pedro Manfredini, che si trova quinto con 104 reti, quindi proprio a un passo. E per “non essere” un centravanti, Dzeko sale a quota undici dell’attuale campionato, senza rigori. Senza contare i tiri dal dischetto, ne ha realizzati due in più del quotatissimo Lautaro, solo sei in meno di Immobile e tre di Cristiano Ronaldo. Non è male nemmeno lo score come assistman: quella con il Lecce è la palla gol numero sei in stagione, sono quattro quelle regalate in campionato, due in Europa League. «Mi piace giocare così, venire indietro, essere a disposizione dei ragazzi, aprire il gioco e dare l’ultimo passaggio. Stavolta non ho fatto male, era importante vincere e siamo contenti. Guardiamo sempre avanti, testa alta. Si può ripartire da questa vittoria? Anche quella con il Gent ci ha aiutati: due mesi senza successi in casa erano troppi da digerire, non piace mai parlare di cosa sia successo in questo periodo. Guardiamo avanti alla prossima partita in Europa League. Ora siamo in fiducia».  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero