LONDRA Avanti con rabbia: questo è Bolt la penultima sera della sua carriera di sprinter solitario. Vince la batteria che doveva, la sesta, ma il tempo che ottiene, 10.07,...
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Bolt è rabbioso: tutta colpa dei blocchi, che non consentirebbero ad Usain di scattare come ha imparato a fare, lui che dai blocchi non s’è mai mosso proprio come uno specialista pur avendo i primi metri, già quelli, micidiali. “Sono i peggiori che ho avuto sotto i piedi in vita mia” dice, forse anche per giustificare le scarpe nuove appena lanciate via twitter, prezzo 135,48 euro: come dire se non ho il lancio giusto non è colpa loro né dei miei piedi, compratele ugualmente.
Bolt è forse anche preoccupato per domani, sabato: Coleman, l’americano che ha dieci anni di meno, è piaciuto con il suo 10.01, a finale trattenuto e quindi a non scattare subito si rischia di non arrivare chissà. Usain avrebbe forse preferito doversela vedere in primis con il nemico di sempre, Justin Gatlin, che comunque è andato avanti anche lui vincendo la propria batteria tra i fischi di tutto lo stadio, quasi quasi più sonori dell’applauso e del selfie per Bolt e certo tutti meno fragorosi del God Save the Queen che ha chiuso la serata spandendosi per l’area di Stratford in onore di Mo Farah che ha vinto ancora i 10 mila metri. Mo Farah ha già salvato la Regina, pure se i blocchi di Bolt bloccassero Usain con i piedi a terra. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero