Mondiale per club, il San Lorenzo trema ma piega l’Auckland: in finale sfiderà il Real

Mondiale per club, il San Lorenzo trema ma piega l’Auckland: in finale sfiderà il Real
Nel giorno del 78esimo compleanno del tifoso più illustre, papa Francesco, gli argentini del San Lorenzo hanno rischiato seriamente di ricevere uno dei più umilianti...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno


Nel giorno del 78esimo compleanno del tifoso più illustre, papa Francesco, gli argentini del San Lorenzo hanno rischiato seriamente di ricevere uno dei più umilianti schiaffoni della storia. Perché hanno subìto una lezione di calcio, o poco meno, da una squadretta neozelandese di semi-professionisti, l’Auckland City, che ha trascinato la sfida di Marrakech addirittura ai tempi supplementari. Così è stato Matos a risolvere il duello, tre minuti dopo il 90’ (2-1).


Il tabellone dice che sarà dunque il San Lorenzo ad affrontare il Real Madrid di Carlo Ancelotti nella finale di sabato (ore 20,30), anche se forse, sotto sotto, l’accredito se lo sarebbe meritato il piccolo Auckland City guidato dallo spagnolo Ramon Tribulietx. «Buon compleanno Pontefice...e che vinca il San Lorenzo. Oggi il regalo te lo facciamo noi», aveva scritto stamattina il club sudamericano su twitter. Altro che regalo: in Marocco stava per finire davvero male.

Ecco, sarà stata l’influenza del calcio catalano o la stanchezza inquietante degli argentini, certo è che i neozelandesi hanno costruito opportunità a pioggia e hanno spaventato a lungo gli avversari, invischiandoli nella ragnatela di una pessima figura davanti ai circa 15 mila spettatori del Grand Stade. Errori, disattenzioni, leggerezze: nessuno avrebbe neppure ipotizzato di vedere i detentori della coppa Libertadores in una simile condizione. Kalinski, Veron e Kannemann hanno deluso, poco da aggiungere. Comunque va sottolineato che l’ex centrocampista del Catania, Barrientos, ha sbloccato il risultato in coda al primo tempo, indovinando un bel sinistro millimetrato all’angolo basso.

Smentendo tutti i luoghi comuni legati alle squadre deboli tecnicamente e quindi, di riflesso, pure psicologicamente, i neozelandesi non hanno mai smesso di ossigenare il proprio avanzare verso la porta avversaria. Encomiabili, non c’è che dire. E, anzi, il numero 20, tale Emiliano Tade, proprio un argentino, ha gettato al vento l’occasione delle occasioni d’oro: calciando d’improvviso fuori, solo al cospetto del portiere rivale (ma come ha fatto?). È chiaro che il San Lorenzo abbia raccolto un filo di coraggio sul fondo del proprio bagaglio caratteriale e abbia espresso la propria rabbia con Martin Cauteruccio, che ha mostrato la meraviglia di un «sombrero» e di un sinistro volante planato sul palo. Peccato. Avrebbe stupito mezzo mondo.

Nonostante l’arbitro australiano Williams si sia dedicato, puntuale, a spezzare il gioco ogni trenta secondi, la gara è scivolata ai supplementari. Li ha inaugurati (e decisi) il subentrato Matos con una rasoiata che si è spenta al di là del portiere Williams. Infaticabile, l’Auckland ha comunque continuato a produrre possibilità e, soprattutto, a costringere i rivali all’angoletto: sul palo centrato da Payne oltre il 100’, i giocatori hanno però capito. La fortuna, stasera, aveva la maglia rossa e blu.


Intanto, nel pomeriggio, gli algerini del Setif hanno battuto gli australiani del Western Sydney Wanderers ai calci di rigore (5-4) e hanno conquistato il quinto posto del torneo. Non ha partecipato l’ex biancoceleste (e tifoso laziale) Iacopo La Rocca, mediano degli Wanderers, che ha guardato tutta la partita dalla panchina.





Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero