Miracolo Ruschel, superstite della Chapecoense domani in campo al Camp Nou

Miracolo Ruschel, superstite della Chapecoense domani in campo al Camp Nou
Miracolo al Camp Nou. Ciò che succederà domani nello...

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Miracolo al Camp Nou. Ciò che succederà domani nello stadio del Barcellona può essere definito soltanto così. Si gioca il trofeo Gamper, in onore del fondatore del club blaugrana, e avversaria di Messi e soci sarà la Chapecoense, la squadra che dal 28 novembre scorso è entrata nel cuore di tutti. Fra i 22 in campo al fischio d'inizio ci sarà, con la fascia di capitano della 'Chapè al braccio, il terzino Alan Ruschel, uno dei sei superstiti del tragico incidente aereo di Medellin in cui persero la vita 71 persone e che cancellò il team dello stato di Santa Catarina. Di quella squadra di salvarono in tre, il difensore Neto e il secondo portiere Follman (al quale dovettero amputare una gamba), oltre a Ruschel che domani torna a giocare, evento sul quale in pochi, qualche mese fa, avrebbero scommesso. Invece è successo, e alla vigilia di questo emozionante ritorno Ruschel, commosso, prova a spiegare cosa sente. «Sono nato di nuovo - dice il superstite della Chape -, e questo è stato un miracolo di Dio. Se provo a cercare una spiegazione non la trovo. È un miracolo e posso solo ringraziare il Signore per avermi concesso una seconda opportunità di vivere». Di sicuro per lui quel giorno è un incubo che non riesce a cancellare. «Non posso dire che sia finita - spiega Ruschel -, è una ferita che mi porterò dietro, e ho cicatrici nel corpo e nella mente che mi ricorderanno quel giorno per sempre, e tutte le persone che ci hanno lasciato. Di quei momenti non ricordo quasi niente, ma ciò che fa più male è la ferita dell'anima. Vorrei che fosse un incubo, e che quindi finisse, ma non succederà. Cerco forza nella preghiera, perché sono religioso, e nella mia famiglia, che ha bisogno di me». Ma c'è una cosa che, almeno per un giorno, lo renderà felice. «Giocando nel Camp Nou realizzo un sogno - sottolinea -, non solo mio ma di tanta gente, della mia famiglia, di mia moglie, dei miei amici e di tutti quelli che hanno pianto per me. Ecco perché sarò felice di vivere un momento del genere e di affrontare Messi, il miglior giocatore del mondo».
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Il Messaggero