Sergej, messaggi chiari per lo scudetto: «La Juve deve sapere che siamo lì e non molliamo»

Sergej, messaggi chiari per lo scudetto: «La Juve deve sapere che siamo lì e non molliamo»
Fa sul serio, torna spietato. Quando sfoggia quello sguardo, non c’è scampo. Milinkovic schiaccia l’Inter in ogni duello, domina in volo e a centrocampo, torna...

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Fa sul serio, torna spietato. Quando sfoggia quello sguardo, non c’è scampo. Milinkovic schiaccia l’Inter in ogni duello, domina in volo e a centrocampo, torna a incidere sul risultato. Ci prova subito dalla distanza con un siluro, che fa tremare l’incrocio. Poi, sposta la palla con la suola in mezzo a mille maglie nel secondo tempo e la infila in porta col mancino con un colpo da biliardo. Padelli rimane per terra, tramortito, affranto. Sergej fa esplodere l’Olimpico, porta la Lazio al secondo posto con vista ravvicinata sul primo. SMS immediato: «La Juve deve sapere che siamo lì e non molliamo». Milinkovic col gol del successo si sente rinato, ma non vuole togliere i meriti a nessun altro compagno: «Non è solo la mia firma che conta, ci sono tutti gli altri. La firma di questa vittoria è di tutta la squadra. Siamo una famiglia e si vede sul campo. Speriamo di continuare su questa strada». Nei big match, in rimonta, è sempre il gigante serbo a tracciarla. Era successo anche lo scorso sette dicembre in casa, proprio con la Juve Sergej aveva ribaltato definitivamente (dopo il pari di Luiz Felipe) l’iniziale vantaggio di Cristiano Ronaldo.


IL TRAGUARDO

Non s’arrende mai, la Lazio. Ormai il copione è sempre lo stesso: «L’Inter non aveva giocato bene il primo tempo, noi avevamo avuto le occasioni migliori. Nello spogliatoio ci siamo parlati fra di noi – rivela Milinkovic – e ci siamo detti che questa doveva essere la nostra partita. Così siamo rientrati nel terreno con lo spirito giusto e la voglia di decidere il nostro destino». Ora c’è una convinzione superiore che spinge questo gruppo e ogni singolo. Milinkovic si sacrifica e lotta, ma fa vedere di non aver perso il suo talento. Non solo nel gol, ma in ogni colpo di tacco, in un sombrero dietro l’altro. Senza pressioni, Sergej balla, fa divertire l’Olimpico e lo fa godere quando diventa cattivo: «La Champions è il nostro obbligo, non lo scudetto. Ma alla fine vedremo perché oggi abbiamo dimostrato che la Lazio è una squadra vera. Vola Lazio vola». E’ la sfida a un pronostico inaspettato a inizio anno, Milinkovic contro l’Inter è tornato davanti per ribaltarlo e portarlo a un solo punto dal sogno. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero