Milinkovic e Pellegrini: tanto diversi quanto indispensabili per Inzaghi e Fonseca. I due tecnici non vi rinunciano (quasi) mai: 17 presenze in altrettante gare di campionato per...
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Milinkovic e Pellegrini: tanto diversi quanto indispensabili per Inzaghi e Fonseca. I due tecnici non vi rinunciano (quasi) mai: 17 presenze in altrettante gare di campionato per Lorenzo (14 dal via); 14 su 14 da titolare per Sergej (3 out per infortunio). Lazio-Roma passa molto dai loro piedi.
IL MAGNIFICO
Il capitano in pectore è rimasto ormai da solo: unico romano e romanista a giocare il derby. Per alcuni un limite, per altri un pregio. Per Pellegrini è certamente un vanto. Da non esibire ma da custodire gelosamente, come il gol di tacco segnato un anno fa a Strakosha. Arrivare dopo Totti e De Rossi, gli avrebbe permesso di ostentare lo status ereditato. Passare oltre: Lorenzo è diverso. E poco importa se c’è chi scambia l’educazione e la riservatezza per atteggiamenti da snob. A 24 anni è difficile cambiare. Fuori e dentro al campo. In molti si stanno (ri)accorgendo di lui, perché nell’ultimo mese ha trovato con più continuità la via del gol: in rete con il Bologna, ha bissato col Torino, calando il tris contro l’Inter. In pochi, invece, si erano resi conto dell’importanza che riveste nei meccanismi di Fonseca. Anche quando non segna o non dispensa assist (3), Pellegrini è il prototipo del centrocampista box to box. Difende e attacca. C’è un dato in tal senso che dovrebbe far riflettere: Lorenzo contrasta come Milinkovic. Sinora il laziale ha effettuato 43 tackle: 44 quelli del romanista. Unico nel panorama dei trequartisti. Altro dato sul quale ragionare: nelle azioni offensive della Roma, lui c’è sempre. Non è quindi un caso che abbia chiuso il 2020 al secondo posto per occasioni da gol create in serie A: 16 in 30 partite. Più di Mkhitaryan (13), di Luis Alberto (12), di Ilicic, Mertens e Dybala (10). Singolare, quindi, che a un anno e mezzo dalla scadenza, stia ancora aspettando una telefonata dal club per il rinnovo. «Legarsi alla Roma? Più di così è difficile», le sue ultime parole. Il dubbio che proprio in virtù del legame che unisce il ragazzo alla città e alla squadra, la sua permanenza a Trigoria venga data per scontata, aleggia. Ogni giorno che passa, però, la Roma perde sempre più potere contrattuale. Per intenderci: più ci si avvicina a giugno, più si rischia in pratica di doverlo ricomprare. Senza dimenticare la clausola da 30 milioni (pagabile in due tranche) che rende delicata la negoziazione e appetibile il calciatore, già sicuro di partecipare all’ulteriore vetrina dell’Europeo.
IL SERGENTE
Sergej, questi problemi, li ha bypassati da tempo.
Il Messaggero