Milan, Zlatan, Maresca e le urla nel silenzio di San Siro

Milan, Zlatan, Maresca e le urla nel silenzio di San Siro
La cosa strana è che stavolta non si è sentito niente. Tutta colpa dei microfoni del Tardini, mal posizionati, o comunque troppo lontani dal luogo del delitto....

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La cosa strana è che stavolta non si è sentito niente. Tutta colpa dei microfoni del Tardini, mal posizionati, o comunque troppo lontani dal luogo del delitto. Sempre che delitto, verbale, ci sia stato. C’è chi dice no. Ma la verità è che, almeno per ora, non lo sappiamo. E forse non lo sapremo mai. Abituati come siamo a diluire il dispiacere per gli stadi vuoti con il gusto tutto nuovo di sentire tutto, o quasi, quel che viene detto in campo, non riusciamo a farci una ragione della mancanza di registrazioni audio definitive sul battibecco fra Ibrahimovic e Maresca. I frammenti disponibili lasciano aperta la possibilità che si sia davvero trattato di un equivoco. Che l’arbitro abbia scambiato un brontolio di Ibra per un insulto.


DOPPIO ERRORE
La sensazione, in ogni caso, è che abbiano sbagliato entrambi: Maresca confermando di essere un direttore di gara più permaloso che autorevole, Ibrahimovic confermando di essere portato dal suo ego a mancare di rispetto al prossimo. Ché poi, dopo quasi un anno di calcio a porte chiuse, Maresca e Ibrahimovic, così come tutti i loro colleghi arbitri, giocatori e allenatori, dovrebbero sapere che le parole della partita al 90% non sfuggono al grande fratello televisivo, e quindi vengono percepite non solo da chi è lì vicino, ma da tutti gli spettatori a distanza. Maresca non è nuovo a cartellino rossi figli di eccesso di suscettibilità anziché di eccesso di legittima protesta dei calciatori. Ibrahimovic non è nuovo a litigi in campo: l’ultimo, quello con Lukaku, nel derby di Coppa Italia, troppo sottovalutato da osservatori e giudici sportivi, rispetto al peso dei protagonisti. Sulla soglia dei 40 anni, dovrebbe imparare a comportarsi con maggiore educazione. Che ci sia o non ci sia stata l’ingiuria da rosso diretto, tutti i testimoni raccontano di una serie ininterrotta di lamentele che alla lunga hanno fatto saltare i nervi all’arbitro. In una partita che il Milan stava vincendo comodamente e perciò ancora più incomprensibili.
FUTURO

Dice che Ibrahimovic è questo, prendere o lasciare. Avendone sfruttato il carisma per riemergere dall’anonimato, il Milan forse ora dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di lasciare. In proiezione futura, riesce difficile capire come si possano rifiutare 10 milioni d’ingaggio netto a un ventenne come Donnarumma, destinato a essere a lungo il migliore portiere del mondo, per darne 7 a un quarantenne un po’ sciupato, oltre che irascibile, come Ibrahimovic. Una scelta abbastanza inspiegabile. Così come è abbastanza inspiegabile che tutti noi ci stiamo abituando a considerare più importanti le parole dette invece che le azioni di gioco, gli strilli di chi cade invece che l’entità effettiva dei contrasti, le urla della panchina invece che i movimenti dei calciatori. Non resta che sperare che anche gli stadi, come tutto il resto, riaprano presto. In modo da poter tornare a vedere invece che ad ascoltare. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero