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ROMA Così uguali ma così diversi. In comune? La voglia di giocare e divertirsi. Tocca a loro due, Dybala e Leao, accendere la gara di questa sera. Lo dicono i numeri, la classe, la capacità di essere decisivi. Perché se è vero che c'è una Roma con Dybala e un'altra senza, stesso discorso si può estendere al Milan: un conto è quando c'è il portoghese, un altro quando è assente (o si assenta). Nel loro caso le statistiche fotografano soltanto in parte l'importanza che rivestono per le rispettive squadre. Perché per un centravanti è semplice: si contano i gol e si tira una linea. Misurare invece il genio, l'estro, la fantasia, è difficile. Se non impossibile. Perché magari un dribbling non fa statistica ma è la giocata che risolve la partita. L'angelo dalle gambe storte, Garrincha, insegna. Paulo e Rafael sono pronti. Quella di questa sera è la prima sfida stagionale visto che la Joya ha saltato entrambi gli appuntamenti in campionato contro i rossoneri. Stagioni differenti ma simili. L'argentino - che ha giocato 9 gare in meno rispetto al rossonero - si fa preferire per i gol (14 a 12). Il portoghese invece è davanti negli assist (10-8), nei passaggi chiave (50-37) e nei dribbling (60-25). Quello che appare certo è che sia Pioli che De Rossi sanno come sfruttarli. Il legame con Mou era fortissimo, non è da meno quello con Daniele: «Ho molta libertà di muovermi, senza abbassarmi tanto perché poi è lunga arrivare in aria. Per me l'importante è aiutare i compagni. Ora avendo più la palla, abbiamo più possibilità di giocare e i numeri crescono per tutti». E per lui in primis: 8 gol in 12 partite dall'arrivo di De Rossi e sopratutto quasi il 70% dei minuti giocati. Sembra il matrimonio perfetto. Che tutti vorrebbero prolungato anche il prossimo anno.
Alla domanda, l'argentino inizialmente prende tempo: «Alcune scelte non dipendono da me, a noi farebbe piacere continuare con Daniele.
Roma, Dybala: «Il prossimo anno vorremmo essere allenati da De Rossi. Il mio futuro? Decide il club»
VOGLIA DI RIVINCITA
In carriera Dybala ha vinto scudetti e una coppa del Mondo. Gli manca il trofeo europeo. C'è andato vicino due volte, sfiorando una Champions ai tempi della Juventus e proprio l'Europa League con la Roma lo scorso anno a Budapest. Ora ci riprova: «Perdere una finale è la più brutta che può capitarci a noi calciatori. Io ne ho perse tante e vinte altre. Il percorso dello scorso anno è stato bellissimo, quel gruppo sarebbe rimasto nella storia per aver vinto un trofeo così. Persi anche una finale di Champions ed è stato bruttissimo. Il calcio dà sempre la rivincita, speriamo arrivi quest'anno». Il primo passo è questa sera. Leggi l'articolo completo suIl Messaggero