Milan, non è tempo di rivoluzioni: imperdonabile pensare che sia tutto da buttare

Milan, non è tempo di rivoluzioni: imperdonabile pensare che sia tutto da buttare
Ci sono momenti nei quali fare una rivoluzione serve a ben poco. Non si può stravolgere quanto fatto fino a oggi, soprattutto se quella appena conclusa è la stagione...

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Ci sono momenti nei quali fare una rivoluzione serve a ben poco. Non si può stravolgere quanto fatto fino a oggi, soprattutto se quella appena conclusa è la stagione migliore del Milan degli ultimi sei anni. I rossoneri hanno intrapreso un percorso dal 13 gennaio 2014, giorno dell’esonero di Massimiliano Allegri, e non dal giorno dell’insediamento di Elliott al posto del misterioso cinese Yonghong Li, 11 luglio 2018. Questo sia ben chiaro. Poi, è nel diritto del club cambiare Leonardo e prendere Luis Campos dal Lille (c’è già l’accordo triennale) e cambiare Rino Gattuso, nonostante l’impegno, la dedizione, il sudore versato per il Milan. È anche un diritto della società congedare Paolo Maldini. Magari, ecco, non condivisibile in un calcio che ormai snobba i sentimenti, l’identità e le bandiere. Però, è giusto «analizzare tutto», per dirla alla Gattuso.


Perché con una rosa inferiore anche a Roma e Lazio, il Milan si è ritrovato a lottare fino alla fine per il quarto posto. Perdendo di una sola lunghezza questa incredibile volata. Tra l’altro, statistica da non dimenticare, raccogliendo quattro punti su sei contro l’Atalanta: 2-2 a San Siro e 1-3 a Bergamo. Inoltre, la squadra in tutti i momenti critici della stagione, e ce ne sono stati tanti, è sempre stata dalla parte del tecnico. Quindi, non è il tempo delle rivoluzioni, degli stravolgimenti. È tempo di ripartire dal quinto posto, senza sacrificare gente come Donnarumma o Romagnoli. Le fondamenta non possono essere toccate. Certo, ci saranno scelte dolorose perché tra pochi giorni è anche attesa la sentenza dell’Uefa, ma pensare che tutto sia da buttare sarebbe un errore imperdonabile. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero