Non c'è festa negli occhi di Zlatan Ibrahimovic: «Sognavo di vincere, segnare e fare il gesto di Dio sotto la curva». Il suo secondo debutto con la maglia...
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La qualità dei compagni, però, non lo aiuta: i (pochi) movimenti di Ibra sono da accademia del calcio ma lo svedese fatica a ricevere palloni giocabili. Lui comunque non si scompone e, mentre San Siro contesta apertamente Suso per due assist mancati con il piede destro, applaude lo spagnolo e a fine gara catechizza Leao. Un atteggiamento da leader. Ibra prova ad incidere anche dalla panchina: scherza con Reina quando il portiere rimette un pallone sul rettangolo di gioco («sei in forma Pepe»), si lamenta di alcuni fischi arbitrali e continua ad incitare la squadra dopo una miriade di errori. Rispetto a 10 anni fa è andata comunque meglio per il suo esordio: nel settembre 2010 la sua 'primà era stata rovinata - addirittura - da una sconfitta a Cesena. La storia non si farà con i «se» ma è legittimo chiedersi come sarebbe andata con la miccia Ibrahimovic in campo dal primo minuto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero