Biglia e Kessié, il cervello e il motore che fanno sognare il Milan

Biglia e Kessié, il cervello e il motore che fanno sognare il Milan
Il cervello e il motore di questo Milan hanno un nome e cognome: Lucas Biglia e Frank Kessié. Due giocatori diversi, ma perfetti nello scacchiere di Vincenzo Montella....

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Il cervello e il motore di questo Milan hanno un nome e cognome: Lucas Biglia e Frank Kessié. Due giocatori diversi, ma perfetti nello scacchiere di Vincenzo Montella. L’argentino è arrivato dalla Lazio (17 milioni di euro più 3 di bonus); l’ivoriano dall’Atalanta in prestito biennale (5 milioni di euro) con obbligo di riscatto fissato nel 2019 a 23 milioni. Due giocatori così a Milanello mancavano da anni. Biglia è il faro di questo Milan, Kessié è un ragazzo classe 1996 tutto muscoli. È il giocatore più utilizzato in Italia: 9 gare su 10. In sostanza, non si ferma mai. In campo si vede e si sente. A volte porta a spasso gli avversari, come un tempo facevano campioni già affermati. Biglia, al contrario, ha classe e visione: i suoi lanci sono millimetrici, i suoi recuperi tempestivi. Entrambi sono affondati soltanto all’Olimpico contro la Lazio: l’argentino forse per l’emozione del ritorno a casa, dove è stato capitano; l’ivoriano aveva beccato la classica domenica negativa, commettendo il fallo da rigore su Immobile.


Ma dopo quella sconfitta, il Milan è rinato: Montella ha accelerato il passaggio al 3-5-2 e vinto contro Austria Vienna, Udinese e Spal. Prima della sosta ci sono ancora Sampdoria, Rijeka e Roma. Nelle prime due non ci sarà Montolivo, che si è procurato una lesione ai flessori della coscia destra. Montella può sorridere comunque: con Biglia e Kessié può stare tranquillo. E se l’argentino ancora si deve sbloccare sotto porta, l’ivoriano ha già festeggiato nella prima giornata contro il Crotone e ieri contro la Spal. Due gol arrivati da due esecuzioni dagli 11 metri. Un po’ come succedeva già ai tempi di Bergamo. Con l’esultanza da generale. Con un perché: «Mio padre era calciatore. Poi, divenne un militare ma morì di malattia: io avevo 11 anni. Il gesto del militare è per lui», il racconto di Kessié. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero