I 50 anni della Maratona di San Silvestro la gara del Cus Roma che ha fatto correre il mondo

La partenza di una delle prime edizioni dallo stadio dell'Acqua Acetosa
Nata per caso, cercando la felicità nei lunghi allenamenti, un viaggio per esplorare quello che allora, inizio anni Sessanta, era l’ignoto di una preparazione diversa. Nasce...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Nata per caso, cercando la felicità nei lunghi allenamenti, un viaggio per esplorare quello che allora, inizio anni Sessanta, era l’ignoto di una preparazione diversa. Nasce così la Maratona di San Silvestro, proprio cinquanta anni fa. Adesso non c’è più ma quella corsa, autentica invenzione, ha fatto correre il mondo. In quei primi mesi dell’inverno del 1964, nel pieno delle discussioni sulle teorie di Arthur Lydiard, il grande allenatore neozelandese, nella fucina del Cus Roma e sull’onda del mito dei grandi corridori finlandesi padroni della corsa, Enrico Spinozzi, mezzofondista veloce, azzurro di allora degli 800 e dei 1500 metri, decise di emularli sperimentando un allenamento diverso, più lungo. Tanti chilometri a ritmo lento per cercare il massimo della resistenza. Sedute che, allora, sembravano un’autentica follia, trenta o più chilometri, anche quaranta, qualche volta.


Poi accadde che...

«La mattina del primo gennaio del 1965 decisi di correre un “lungo”. Da solo». Le parole sono di Enrico Spinozzi. Non ci sarebbe stato nulla di strano, un atleta che si allena per strada. Invece, ecco la televisione. Una troupe della Rai, tornando a via Teulada, lo vide. «Erano le 9, mi ripresero mentre ero sul ponte dell’Olimpica - ricorda Spinozzi - Stavano realizzando un servizio su come gli italiani avevano passato l’ultimo giorno dell’anno. Eccomi lì, al telegiornale». Pubblicità imprevista, per Enrico e per la corsa che, allora, non era tanto di moda com’è adesso.

Il Cus Roma, sodalizio di sport ma anche di grandi uomini e grandi idee, tenne un vertice sul tema: Spinozzi, Risi e Funiciello insieme a discutere. Da loro nacque l’idea, subito accolta dal caposezione dell’atletica, Luciano Barra: celebrare le feste con una maratona, correre 42 chilometri e 195 metri, naturalmente per allenamento. Avrebbero voluto mettere immediatamente in atto il loro proposito scegliendo come teatro della festa la via Salaria, dal settimo fino al chilometro 28,1, a Monterotondo Scalo, e ritorno. La pioggia frenò per qualche giorno l’entusiasmo, ma non riuscì a cancellarlo. «Il 10 gennaio (sempre del 1965, ndr) io e Umberto Risi corremmo la maratona in poco meno di 2h40’. E tutto senza interrompere il normale allenamento e senza una preparazione specifica».

Ecco il primo tassello di una storia che verrà imitata da molti, in Italia e all’estero, ecco l’antesignana della maratona di New York, quella di Fred Lebow nata nel 1970 con 127 partenti. Molti, in quel gennaio del 1965, rimasero sbalorditi: Spinozzi era un atleta che correva anche i 400; Risi, appena tornato dal servizio di leva all’Aeronautica, nel ’64 aveva personali di 3’54”7 nei 1500 e 15’18” nei 5000, mai aveva disputato i 10 mila perché ritenuti distanza troppo lunga. La moda era partita, il viaggio della maratona di San Silvestro era cominciato, milioni di persone avevano capito, o lo avrebbero realizzato subito dopo, l’importanza della corsa.

Senza Spinozzi, nel frattempo ritiratosi dall’attività agonistica, ecco un’altra San Silvestro, il 31 dicembre del 1965, con una decina di partecipanti. L’appuntamento era al campo dell’Acqua Acetosa, di mattina, c’era aria di festa per i saluti all’anno vecchio ma anche tanta curiosità per una prova che, allora, portava verso l’ignoto, la maratona con i suoi (tanti) quarantadue chilometri di corsa da affrontare. La serie era cominciata.

Personaggio carismatico della Roma che impara a correre, l’uomo che ha preso per mano decine di mezzofondisti portandoli nel suo mondo incantato facendoli diventare grandi, Umberto Risi, romano di Trastevere nato a piazza Mastai, classe 1941, agonista ancora oggi, è colui che si identifica meglio di chiunque altro con la maratona di San Silvestro, non solo perché è risultato primo in otto occasioni considerando anche quella del 1975 quando, a causa di una contestazione messa in campo dall’Arca Roma, la sua società, nei confronti del Cus Roma, si è presentato primo al traguardo senza numero.

«La prima maratona di San Silvestro la ricordo benissimo - dice Umberto Risi, il match-winner di questa gara - Era il 10 gennaio del 1965, io e Spinozzi ci trovammo al settimo chilometro della via Salaria, arrivammo fino al chilometro 28,1 e tornammo indietro. Ci seguiva Renato Funiciello e chiudemmo la nostra impresa in 2h39’25”».

Sulla strada di una rivoluzione culturale nell’atletica, Roma ha avuto un ruolo importante, trasferendo i metodi di Lydiard, e gli allenamenti tanto cari (e preziosi) che hanno permesso a campioni come Peter Snell di vincere le Olimpiadi di Roma.

La San Silvestro era un punto fisso dell’inverno, una gara ma anche una tradizione, un modo suggestivo di salutare l’anno vecchio e dare il benvenuto a quello nuovo. «In poco tempo sono venute quattromila persone, poi c’è stata un’edizione spontanea quando la San Silvestro era stata cancellata dagli organizzatori. Perché la amo così tanto - si chiede Risi - Forse perché sono nato il 31 dicembre e alla San Silvestro festeggiavo il mio compleanno».

Sono venuti in tanti alla San Silvestro. Nel 1971 ha corsa Franco Arese fresco campione d’Europa dei 1500 metri e in quell’edizione ha corso anche Paola Pigni freschissima mamma e ha chiuso la sua gara in 3 ore. Correvano tutti, affezionato podista era Giuliano Gemma che, però, si limitava a correre 10 chilometri perché allora, essendo una festa, la San Silvestro aveva diversi traguardi: 5, 10, 20, 30 e tutta la gara.


Un’invenzione straordinaria questa gara che non c’è più, che non è stata copiata. Gli altri, invece, hanno copiato la San Silvestro. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero