Concentrato sull’Inter, sul campionato e sulla sfida contro la Juventus. Roberto Mancini non pensa a una chiamata in Nazionale: «La panchina dell’Italia è...
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Thohir. «Non credo ci fosse bisogno di rassicurare nessuno. Infatti, non l'ha fatto, sono stati incontri normali e si è parlato degli obiettivi come sempre».
Juventus. «Non è la gara della svolta, mancano 13 partite. Però è una partita importante. Difficile per noi ma lo sarà anche per loro».
Atteggiamento. «Deve essere positivo, bisogna attaccare più di quanto fatto in coppa Italia. Jovetic si trovava troppo solo, serve coesione tra i reparti. Quel risultato non ci stava, la Juve meritava di vincere ma non così. Serve atteggiamento propositivo e buona difesa».
Nazionale. «Il pensiero è per l’Inter e per gli obiettivi. Mi sembra presto, poi chiaro che la Nazionale è sempre la Nazionale». Cambiamenti. «I giocatori sono gli stessi, il modulo quasi sempre lo stesso, si cambiava il giusto. Così come avviene in tutte le squadre».
Andata. «Abbiamo fatto entrambe una buona gara. Ma sapevamo che la Juve avesse qualità e che sarebbe rientrata nel gruppo di testa».
Gap. «Si può colmare migliorando il gruppo in ogni sessione di mercato perché sono i giocatori a dare qualcosa in più con esperienza e qualità. Quando la Juve andò in B ci mise molti anni per trovare la squadra, passando da moltissimi giocatori. Che la Juve sia la più forte è normale, ha vinto molto».
Dybala. «Noi abbiamo provato a prenderlo, pensavamo potesse essere un grandissimo giocatore per il futuro. Abbiamo fatto del nostro meglio, quando non prendi i grandi giocatori spiace ma ne arriveranno altri. Dybala sarà un grande giocatore nei prossimi anni».
Terzo posto. «Fiorentina e Roma sono avanti, nelle prossime settimane si capirà come potrà finire. Ci sono tanti punti da qui alla fine, il Milan è dietro ma potrebbe rientrare, ha recuperato punti nelle ultime settimane. Noi ce la giocheremo fino alla fine». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero