L'inizio di un nuovo percorso, quello che dovrà portare a un successo figlio della bellezza e di un calcio più coraggio, comincia dalla fine, cioè dalla...
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Per adesso lassù c'è quella di De Biasi, che forse ha mostrato quel coraggio che all'Italia è mancato nella sfida dello Stadium. Ventura intanto perde i pezzi ma vuole che la sua Italia sia più diversa, per ora solo nell'anima e più in là nel modulo. Gian Piero non vuole rischiare: 3-5-2 era e 3-5-2 sarà, anche se Chiellini si è infortunato e, pur avendo scontato la squalifica contro la Spagna, non sarà della partita di Skopje.
BERNARDESCHI INSIDIA PAROLO
Romagnoli è andato bene e giocherà nei tre insieme con Barzagli e Bonucci. Pellè è tornato a casa, in punizione e Montolivo, poverino, ha subito l'ennesimo grave infortunio in azzurro. Spazio a Candreva, a Verratti, che pian piano dovrà diventare il motore giovane della nuova Nazionale, il perno del futuribile 4-2-4, che Ventura firma da tempo ma che per adesso in Nazionale ha dovuto accantonare. Davanti spazio alla coppia che nel finale con la Spagna ha dato la sveglia a tutti: Belotti e Immobile, con Eder che si gioca il posto con il primo più che con il secondo. Bonaventura se la batte con Florenzi per il posto di Montolivo. Parolo è insidiato da Bernardeschi (o dallo stesso Florenzi), provato ieri nell'ultimo allenamento. Buffon non rischia, nonostante il liscio di Torino. Vecchio modulo e spirito nuovo, in attesa del vero cambio generazionale.
L'IMBATTIBILITÀ INFINITA
C'è anche da mantenere un'imbattibilità lunghissima in gare di qualificazione per Europei e Mondiali: 52 partite, 38 vittorie e 14 pareggi, 10 anni e un mese di non sconfitte. Se non s'è perso con la Spagna giocando in quel modo (per un'ora abbondante) non si perderà più. Era il 2006, l'Italia reduce dalla vittoria mondiale finì nelle mani di Dondadoni, che il 6 settembre 2006, subì la vendetta francese (3-1 finale). Quella è rimasta l'ultima sconfitta dell'Italia nelle gare di qualificazione. Sono passati dieci anni e cinque ct (Donadoni, Lippi, Prandelli, Conte e Ventura). L'Italia barcolla ma non molla. Se giocasse un buon calcio sarebbe meglio. Stavolta si comincia dalla fine, dalla Macedonia.
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Il Messaggero