Luna Rossa, l'America's Cup è partita dalla Nuova Zelanda

Luna Rossa, l'America's Cup è partita dalla Nuova Zelanda
Il varo di Luna Rossa ai tempi del Coronavirus. Niente Miuccia Prada, madrina delle Luna Rossa degli ultimi 20 anni e più. Niente Patrizio Bertelli, niente Marco Tronchetti...

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Il varo di Luna Rossa ai tempi del Coronavirus. Niente Miuccia Prada, madrina delle Luna Rossa degli ultimi 20 anni e più. Niente Patrizio Bertelli, niente Marco Tronchetti Provera, anime di passione e finanza, che poco più di un anno fa, il 3 ottobre 2019, a Cagliari, battezzavano felici la prima Luna Rossa targata Prada-Pirelli dell’era AC 75, monoscafo volante con caratteristiche dettate più dall’aerodinamica che all’idrodinamica.


Erano le 11.30 lunedì ad Auckland, Nuova Zelanda, nazione quasi Covid free e quindi rigorosissima nelle norme d’accesso (anche con i principal delle sfide), le 23.30 in Italia, quando Tatiana Sirena, moglie di Max, lo skipper della Luna, ha spaccato la bottiglia di Ferrari rigorosamente made in Italy sulla prua della nuova creatura. Con Max e Tatiana, Padre “Pa” Peter Tipene, preposto della Cattedrale di Auckland per la benedizione di rito. Poi durante la discesa a mare, la minacciosa danza propiziatoria dei Mahori.


QUARANTENA
Una cerimonia semplice alla base della Luna, con l’equipaggio che, uscito dalla rigorosa quarantena di 14 giorni in struttura imposta e sorvegliata dal governo, scrutava il nuovo mezzo che a brevissimo testerà nelle acque della 36° America’s Cup presented by Prada. Un mezzo che esperti come Vittorio d’Albertas giudica in continuità con le scelte progettuali della prima Luna, ritenute indovinate rispetto a quelle, di Ineos Team UK per Britannia e American Magic per Patriot, gli altri due unici sfidanti. Sfidanti che hanno varato il secondo scafo solo pochi giorni fa realizzando però barche diverse dalla prima. Le differenze principali della nuova Luna intuibili dalle riprese? Nella chiglietta e nei foil. 
LA BARCA


Facciamo un passo indietro. L’AC 75 con cui si corre questa edizione della Coppa, dopo la vittoria neozelandese alle Bermuda per 7 a 1 su Oracle nel 2017, nasce dai tecnici dei kiwis e di Luna Rossa, il Challenger of Record, il primus inter pares dei challenger, che negozia e concorda con il Defender le modalità della Sfida. Tipologia di barca compresa. Per vero Patrizio Bertelli, chiusa l’era dei catamarani volanti di San Francisco e Bermuda, voleva tornare ai monoscafi. Lui, velista appassionato e regatante, armatore di barche d’epoca, 12 metri (quelli delle Coppe che furono) compresi, probabilmente pensava a mezzi sì tecnologicamente evoluti, ma nel solco della vera “monoscafità” anche se non tradizionale. Qualcosa deve esser però sfuggito di mano. L’AC75, detto monocat, è un oggetto dal design splendido, che si solleva su foil e raggiunge i 50 nodi; in cui da bordo spariscono figure classiche come tattico o prodiere. Un mezzo inedito che disputerà regate di una ventina di minuti ciascuna difficili da immaginare, soprattutto nel corpo a corpo, se gli scafi si riveleranno equivalenti, visto che questi mezzi mai si sono confrontati direttamente, tanto meno in regata. Da qui, al di là delle perplessità del normo-velista, l’enorme curiosità che farà mettere la sveglia alle 4 del mattino per seguire i match. I preliminari (17 - 20 dicembre), le selezioni dei challenger della Prada Cup, tra gennaio e febbraio e la finale, dal 6 al 21 marzo. 
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Il Messaggero