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Si sono sentiti per telefono durante i giorni della trattativa, oggi finalmente si incontreranno e chissà se ricorderanno i tempi del Chelsea e del Manchester United quando le loro strade si sono incrociate. È la terza volta che Lukaku e Mourinho lavoreranno insieme, il primo incontro c'è stato nella stagione 2013/14 quando Big Rom aveva appena compiuto 20 anni ed era sul punto di esplodere. Nell'estate di quell'anno è ritornato in Blues dopo che al West Bromwich aveva totalizzato 17 reti in 35 presenze. Mourinho non gli ha dato tanta fiducia e non lo ha schierato mai titolare nelle quattro gare in cui l'ha avuto a disposizione, tra cui la finale di Supercoppa europea contro il Bayern Monaco in cui è subentrato nei tempi supplementari a Fernando Torres. Ed è in quell'occasione che, probabilmente, si sono incrinati i rapporti tra i due perché il belga fallì il rigore decisivo: «Quando avevo 20 anni lui è stato molto duro con me ma ora lo capisco. In fondo voleva solo che migliorassi», ha rivelato successivamente in un'intervista.
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L'ESPLOSIONE A MANCHESTER
Un Chelsea in cui era quasi impossibile trovare spazio a 20 anni, per questo poco dopo è stato ceduto in prestito annuale all'Everton che poi l'anno successivo lo ha comprato per 28 milioni di sterline e dove è rimasto fino al 2017. In quell'estate il passaggio al Manchester United dove ha ritrovato Mourinho.
AMORE E ODIO
I Red Devils nei due anni precedenti a guida Special One avevano conquistato una Supercoppa inglese, una Coppa di Lega ed una Europa League. Nell'ultimo anno di panchina a Manchester, invece, non sono arrivati trofei nonostante l'ottimo rendimento di Lukaku. In Europa League sono stati eliminati agli ottavi, hanno perso la Supercoppa contro il Real Madrid 2-1 (gol di Romelu), secondo posto in Premier a 19 punti dal Manchester City, perso la finale di Fa Cup con il Chelsea 1-0 e usciti ai quarti di Efl Cup con il Bristol. Un rapporto fatto di alti bassi, ma contraddistinto dalla lealtà: «Andrei contro un muro di mattoni per Mourinho e lui lo sa», ha detto il giocatore parlando del portoghese. Non è stato da meno Mourinho: «È forte fisicamente ma dentro è un bambino che ha bisogno di sentirsi importante. Quando l'ho conosciuto al Chelsea era un ragazzino, a Manchester era in fase di sviluppo. All'Inter è diventato un top». Arriverà in giallorosso in un'altra fase della sua carriera, quella in cui dovrà sistemarsi fisicamente per ritrovare la condizione e tornare ai massimi livelli. Rilanciarlo sarà compito di Mourinho, un'altra sfida, l'ennesima, che proverà a vincere. Leggi l'articolo completo suIl Messaggero