Lukaku, quei gol che spesso salvano l'Inter. Ecco perché Conte non ne fa a meno

Lukaku, quei gol che spesso salvano l'Inter. Ecco perché Conte non ne fa a meno
Se l’Inter gioca bene, logicamente prima o poi segna Lukaku. Se l’Inter gioca così così, non importa, segna Lukaku. Se l’Inter gioca male, in un...

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Se l’Inter gioca bene, logicamente prima o poi segna Lukaku. Se l’Inter gioca così così, non importa, segna Lukaku. Se l’Inter gioca male, in un modo o nell’altro comunque segna Lukaku. Normalmente si dice che le fortune di un centravanti dipendono dalle condizioni in cui viene messo dalla sua squadra. Qui invece le sorti della squadra dipendono dal numero dei gol segnati dal suo centravanti. Numeri abbastanza eloquenti: 7 gol in 6 partite finora fra Serie A e Champions, 34 gol nella prima stagione nerazzurra, record di Ronaldo il Fenomeno eguagliato, con un totale di un gol segnato ogni 114 minuti giocati nell’Inter. Ma numeri che non dicono tutto. Perché non c’è dubbio che, al di là delle statistiche, Lukaku sia il giocatore più determinante di questo inizio campionato.


NUMERI DA FENOMENO

Impressiona il fatto che sia in grado di prendersi sulle spalle il peso della partita anche quando non sembra essere in giornata. Come la settimana scorsa in Champions. Contro il Moenchengladbach ha sbagliato molti passaggi e quasi tutte le scelte. Però ha segnato due gol. Salvando la squadra da una sconfitta che, per quanto immeritata, al 90’ sembrava ormai irrimediabile. E pensare che quando l’Inter decise di prenderlo investendo, bonus compresi, una cifra oscillante intorno agli 83 milioni, in molti storsero il naso. Troppo caro, non vale tutti quei soldi, perché poi che cosa ha vinto finora? Solo un campionato in Belgio, facile, e una Coppa d’Inghilterra in un Chelsea in cui lui faticava a trovare posto in panchina. Persino autorevolissimi ex calciatori esperti di Premier League lo bocciarono senza attenuanti: segna soltanto nelle partite che non contano. Certo… Invece ha avuto ragione Antonio Conte, che ne ha fatto quasi una malattia. Datemi Lukaku e solleverò trofei. La sua unica richiesta senza alternative alla società. Stiamo capendo adesso, ogni partita di più, che non era soltanto una fissazione. A 27 anni, il colosso belga è entrato nella piena maturità. Se i compagni sono in difficoltà, ormai sanno sempre che cosa fare: darla a Lukakone e che ci pensi lui. Intanto si può stare sicuri che non la perde: nessun giocatore al mondo in questo momento è capace di difendere la palla come riesce a lui. Praticamente impossibile reggere il confronto fisico con un simile armadio. Il solo difensore al mondo che forse ce la può fare è Sergio Ramos, lo vedremo fra una decina di giorni quando si affronteranno in Champions. L’unica è anticiparlo, se si riesce: nella storia del calcio, è difficile ricordare un centravanti alto 1,91 e di 93-94 chili così agile e veloce. Sono Lukaku, risolvo problemi, si legge nel suo biglietto da visita. Vedremo fino a quando. Perché ora è l’Inter che deve migliorare. Gli ostacoli sono destinati ad alzarsi. In Europa, soprattutto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero