Spinazzola: «Stavo da Dio, infortunio inaspettato. Rientro in gruppo a novembre. Mancini? Mi vuole tanto bene»

L'Europeo di Leonardo Spinazzola era iniziato come meglio non poteva: protagonista azzurro nelle vesti di mvp contro la Turchia, uno dei migliori, se non IL migliore fino ai...

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L'Europeo di Leonardo Spinazzola era iniziato come meglio non poteva: protagonista azzurro nelle vesti di mvp contro la Turchia, uno dei migliori, se non IL migliore fino ai quarti di finale contro il Belgio, poi il buio. Una corsa che si arresta, le mani che mimano il gesto del cambio, l'accasciarsi di un atleta che ha capito di essersi fatto male sul serio e poi le lacrime. La diagnosi è impietosa: lesione al tendine d'Achille, occorre operare. E subito calano le ombre sul futuro del giallorosso ex Juve ed Atalanta, non solo nell'immediato, ma anche sul lungo termine. Perchè questo è uno di quegli infortuni che lasciano strascichi per sempre. 

Oggi però Leonardo non sembra più piangersi addosso, anzi. Ha iniziato un percorso di riablitazione a pieno regime che gli ha dato nuova carica e nuova linfa, per una seconda parte di carriera che, chissà, magari gli farà levare altre soddisfazioni oltre a quella in maglia azzurra, ottenuta sì da spettatore, ma comunque come perno non solo tecnico-tattico ma anche psicologico della rosa di Roberto Mancini, che, secondo Leo, «gli vuole tanto bene». Ed è anche tornato a parlare in un'intervista su quello che è stato il suo percorso, a Rai Due da Pierluigi Diaco in "Ti Sento", che stasera alle 23:05 andrà in onda in versione integrale. 

Le parole di Spinazzola

«Non me lo aspettavo, anche perché stavo da Dio, stavo proprio da Dio, volavo: mi sentivo volare in campo - ha detto il 28enne della nazionale -. Quando rientro? Io ho detto a fine novembre rientro in squadra in gruppo, questo non significa giocare nella partite ma che rientro in gruppo per respirare aria di squadra. E sarebbe già una grande cosa. È una cosa mia, è una scaletta mentale che mi da equilibrio».

Poi una parentesi sul passato, quando Spinazzola non era ancora un professionista e i problemi erano altri, non solo fisici: «A scuola mi prendevano un pochino in giro e mi chiamavano "castoro" perché avevo i denti grandi e all'infuori - dice amareggiato Leonardo, toccando una tematica molto sensibile come quella del bullismo, che oggi dilaga sempre più -. Ero alle medie, avevo 12 anni, poi anche fino a 14 anni, anche in convitto o in altri posti simili. Eh sì, mi arrabbiavo, però dopo crescendo ho capito che è la cosa più bella che ho è proprio questo sorriso». Poi dedica due parole ai ragazzi che oggi non sanno difendersi dal bullism: «Siete migliori di loro,  senza dubbio. Perché chi parla tanto degli altri penso che non sia molto sicuro di sè stesso».

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Il Messaggero