Lazio, tutte le ragioni del sergente

Milinkovic
 E’ umano, anche se è grande, grosso e sempre col ghigno sfrontato. Adesso si sente sotto pressione, adesso pure Milinkovic comincia a fare i conti con la sua...

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 E’ umano, anche se è grande, grosso e sempre col ghigno sfrontato. Adesso si sente sotto pressione, adesso pure Milinkovic comincia a fare i conti con la sua fama di baby campione.

 


Nella Lazio sta ritrovando pian piano il passo, in patria dopo il mondiale si sente già condannato: «Non ho molte occasioni di giocare con la Serbia, ecco perché ogni partita significa molto per me e cerco di fare del mio meglio». Sotto tono anche nell’ultima sfida contro la Romania (2-2), il ct Krsajic lo ha sostituito dopo 64 minuti. Come nelle prime giornate in Serie A, Sergej non ha brillato, ma non è stato il solo. C’era Mitrovic davanti lui, non è possibile che Milinkovic debba prendersi le proprie colpe e pure quelle altrui: «Il mio ruolo in campo viene frainteso. È vero, con la Lazio arrivo spesso al gol, ma farlo non rientra esattamente nelle mie responsabilità. Naturalmente, quando posso, cerco di sfruttare ogni occasione, ma lo scopo principale di chi riveste il mio ruolo non è metterla dentro». La sua fortuna ora è la sua condanna: 12 reti in campionato la scorsa stagione, la laurea di miglior centrocampista goleador della storia biancoceleste, ecco perché tutti si aspettano sempre magie sotto porta da questo spilungone. Eppure non può essere sempre Sergej a risolvere ogni questione. A Formello deve “liberarlo” da questo male anche Inzaghi. In fondo ha sbagliato la mira, può e deve fare di più, ma si è visto l’impregno (e persino il primo centro annullato) di Milinkovic col Frosinone. 

TRASFERTA
Non è un robot, salvate il gioiello Milinkovic, toglietegli quest’ansia da prestazione. Lui è un diesel, sta carburando per tornare quel prodigio che catturava in ogni zona di campo l’attenzione. Al momento sgomita e ci prova, a Empoli dovrà pure rispolverare la memoria. Col Frosinone ha sfornato 31 passaggi in attacco, peccato non abbia colpito il bersaglio. Poco importa, ricomincerà la sua strepitosa marcia in trasferta: quando lui segna, la Lazio vince sempre. 

RINNOVO

Servono altri tre punti per scacciare ogni brutto pensiero e definitivamente un po’ di malinconia. Milinkovic c’è rimasto male solo che il Real, l’unica squadra (quella del cuore) che avrebbe voluto, non sia mai venuta a bussare alle porta. A 23 anni avrà tempo e una qualificazione per convincerla: «Sergej è rimasto per centrare la Champions», ribadisce di continuo l’agente Kezman. Pronto a sbarcare nei prossimi giorni a Roma. Perché il suo golden boy firmerà il prolungamento fino al 2023, con relativo adeguamento d’ingaggio a 3 milioni di euro, sicuramente prima del derby con la Roma. Non verrà inserita nessuna clausola, anche perché è lo stesso manager a pensarla come Lotito: «Se per un portiere si pagano 70-80 milioni, Sergej non può valere meno di 100. È uno dei giocatori più forti nel suo ruolo ed ha grandi margini di miglioramento». Sempre che le pressioni smettano di travolgerlo Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero