Ultrà Lazio, lo stadio? «O entrano tutti o nessuno»

Ultrà Lazio, lo stadio? «O entrano tutti o nessuno»
Tifosi compatti: tutti o nessuno. «Allo stadio in mille? No grazie. O tutti o nessuno», così arriva dalla voce del popolo. Così,  all'Adnkronos...

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Tifosi compatti: tutti o nessuno. «Allo stadio in mille? No grazie. O tutti o nessuno», così arriva dalla voce del popolo. Così,  all'Adnkronos ,uno dei leader della Franco Costantino, detto 'Franchinò, commenta la notizia del via libera ai mille spettatori negli stadi voluto dal Governo dopo la chiusura per la pandemia. «Siamo in un momento storico particolare, ne siamo chiaramente consapevoli - spiega Franchino - ma a queste condizioni non entreremo. Non scenderemo a compromessi come biglietti a invito, estrazioni per chi deve avere accesso, sponsor, distanziamenti, orario di ingresso e di uscita. Solo la nostra curva ha una capienza di 10 mila posti, 1000 persone in tutto lo stadio è davvero ridicolo. Non andremo contro quella che è sempre stata la nostra mentalità, non ci saremo». «E sia chiaro, non andiamo contro quella che è una situazione di emergenza acclarata, il problema c'è, anche serio. Ma semplicemente non entreremo perché siamo ultras. Quando si potrà torneremo tutti insieme». Una stagione esaltante quella che si è appena conclusa per la Lazio e per la propria tifoseria. Ora ne è iniziata un'altra. «Un bilancio davvero positivo - commenta Costantino - un anno partito con la maledizione della perdita del nostro leader Fabrizio (Piscitelli ndr). Nessuno avrebbe scommesso un euro su di noi. Ripartire da zero non è stato semplice, abbiamo cambiato nome contro il volere e lo scetticismo iniziale di molte persone. Ma come come tutti i cambiamenti, ci sono pro e contro, chi ti rema contro e chi a favore». «Forse è stata proprio la perdita di Fabrizio a darci quella spinta in più per onorarlo, per portare avanti quello che aveva costruito e che aveva pensato: togliere lo striscione Irr e iniziare una nuova fase per dare continuità al passato. I risultati poi si sono visti: 5 scenografie, una più bella dell'altra»
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Il Messaggero