Lazio, Tare polemico: «Scopo di Spadafora non è aiutare il calcio. Noi discriminati»

Lazio, Tare polemico: «Scopo di Spadafora non è aiutare il calcio. Noi discriminati»
«Non so quale sia lo scopo del ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, ma non è quello di aiutare il calcio». Così il direttore sportivo della Lazio,...

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«Non so quale sia lo scopo del ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, ma non è quello di aiutare il calcio». Così il direttore sportivo della Lazio, Igli Tare, intervenuto nel pomeriggio nella radio ufficiale del club. «Sono state prese decisioni drastiche per non far tornare a giocare. Siamo fermi da più di due mesi e questo vuole dire tanto per una squadra di calcio», aggiunge il ds albanese. Le sue dichiarazioni seguono quelle del centrocampista biancoceleste Parolo, che aveva parlato di «decreto penalizzante»: «Siamo rimasti tutti sorpresi - spiega Tare. Abbiamo rispettato ogni decisione presa dal governo italiano e pensavamo che il 4 maggio dovesse essere il punto di partenza, ma non sarà così. La sensazione è di essere stati discriminati». Il nuovo Dpcm non consente la ripresa degli allenamenti per i calciatori: «Ho sentito il ministro dello sport dire che pensa alla salute dei calciatori, però poi gli dà la possibilità di andare nei parchi pubblici, in mezzo alla gente, e gli nega possibilità di andare nei centri sportivi con le dovute misure, magari dieci volte più sicure di quelle richieste». Insomma, la Lazio cerca di farsi sentire: «Non vogliamo aprire gli stadi, ma chiediamo la possibilità di finire il campionato nel rispetto delle regole - chiarisce il direttore sportivo -. Non ci sentiamo penalizzati perché lottiamo per lo scudetto, anche perché pensare di vincerlo con più di dieci partite da giocare è una parola grossa. Abbiamo bisogno di finire questo campionato per il sistema calcio». Infine, il dirigente fa un appello ai club della Serie A: «In Germania sono state prese decisioni nette per la ripresa del campionato. Anche in Italia i club dovrebbero prendere posizioni forti come fatto da quelli tedeschi».
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Il Messaggero