Lazio, su la testa. Sarri studia la cura: faccia a faccia con la squadra

L’equivoco è presto sciolto: non basta la grande qualità di un reparto per il successo. Ecco la lezione impartita da Pioli a Sarri. All’ex tecnico...

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L’equivoco è presto sciolto: non basta la grande qualità di un reparto per il successo. Ecco la lezione impartita da Pioli a Sarri. All’ex tecnico è bastato soffocare il centrocampo per imporre il suo dominio. Incontrastato sino al novantesimo a San Siro perché fra i biancocelesti il nervosismo ha completato il brutto scherzo. Preda facile, Luis Alberto, spento da Tonali, bimbo gigante al suo cospetto. Preoccupa invece la resa psicofisica di Milinkovic, di solito mai domo: «E infatti sono arrabbiato con me stesso». Kessie a uomo sul serbo è la mossa spicciola del trionfo meneghino. Sarri aveva intuito subito il disagio, così aveva richiamato Sergej a bordo panchina a metà primo tempo chiedendogli di rimanere più alto per uscire dall’asfissiante pressing rossonero. Nulla, schiacciato pure Milinkovic dal ritmo indemoniato. Colpevole comunque meno di Leiva in occasione del vantaggio rossonero: il brasiliano sino a quel momento regge l’urto, tampona più di un buco, ma resta impietrito sullo scatto di Rafael Leao, spedito poi sino alla porta della Lazio. Il playmaker oltretutto bloccato dall’inizio da Brahim Diaz in fase di palleggio al primo passaggio. Sarri aveva chiesto un regista in più (Torreira in prestito) per alternarlo, ma Lucas è pronto ad ovviare all’assenza di un sostituto dal mercato: «Rimanere uniti e lavorare è l’unico modo. Giovedì dimostreremo che possiamo fare meglio». 


EQUILIBRIO
Il centrocampo più forte d’Italia che fine ha fatto? È sparito dietro la lavagna di Pioli e ora Sarri deve subito trovare un rimedio. La fantasia al potere contro lo Spezia ha illuso con uno strepitoso 6-1. Forse questa nuova Lazio deve imparare a plasmarsi in base all’avversario: cambiare modulo (4-3-1-2) o rinunciare a qualche big quando si alza il livello? Maurizio era stato umile e prudente ad agosto: già nell’ultimo test estivo col Sassuolo e alla prima giornata a Empoli, aveva rinunciato (al di là di qualche screzio) alle magie di Luis Alberto in favore dello “sporco” dinamismo di Akpa Akpro. Aspettava l’esame Milan e ora potrebbe pure tornare indietro. Anche se il 10 spagnolo non si sente in bilico: «Sono sicuro che presto tornerà il divertimento, San Siro sarà uno stimolo». Il Sarrismo rischia però di annullarsi senza il controllo. Basic può diventare l’equilibratore in mezzo, ma non bastano il mancino e la personalità sfoggiate in un quarto d’ora di debutto per dirlo. C’è bisogno di freschezza, ma domenica ha corso solo Pedro: «Raggiungeremo i nostri obiettivi col lavoro». Eppure, per la sua generosità in ripiegamento, ci ha rimesso l’ultimo passaggio. Immobile mai servito, isolato e al primo tiro quasi a fine incontro: «La strada è lunga e sono fiducioso. Io non mollo». Parola del capitano ieri a Sarri insieme a tutti i senatori al suo fianco.


DISCORSO


Faccia a faccia nel pomeriggio alla ripresa a Formello. Titolari a riposo (e partitella decisa da Muriqi), ma non c’è tempo per piangersi addosso. Dopodomani c’è già l’esordio in Europa League contro il Galatasaray a Istanbul e l’allenatore pensa a qualche cambio. Zaccagni è entrato a Milano con l’animo giusto e più vivo di Felipe Anderson. Potrebbe riposare uno fra Acerbi e Luiz Felipe dietro, dopo le ultime amnesie stavolta solo in parte giustificate da uno schermo quasi invisibile davanti a loro: «Un ko che ci deve servire per il futuro», spiega il leone ferito. Perché, nonostante due gol subiti, la Lazio nei primi due turni sembrava aver spiccato il volo proprio grazie alla qualità del suo centrocampo e al peso offensivo. Ma anche allora Sarri era rimasto coi piedi per terra a studiare gli errori (e non i nove gol) davanti al suo nuovo maxi-monitor. Aveva avvertito tutti che le rivoluzioni non si fanno in un giorno. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero