Lazio, Sarriland è appena iniziata

Lazio, Sarriland è appena iniziata
La rivoluzione è appena iniziata, il Sarrismo punta a riprendersi l’Italia: «Aprite le porte alla grande bellezza», twitta la Lazio il giorno dopo la...

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La rivoluzione è appena iniziata, il Sarrismo punta a riprendersi l’Italia: «Aprite le porte alla grande bellezza», twitta la Lazio il giorno dopo la seconda vittoria consecutiva. Nove gol segnati, 6 punti pieni in classifica. Certo, non sarà sempre tutto in discesa come contro Empoli e Spezia, ecco perché Maurizio è soddisfatto, ma predica calma e pazienza. Roma non è stata costruita in un giorno e due giornate non bastano a dare nessuna garanzia. Questa nuova era però comincia sotto i migliori auspici e lascia già intravedere i primi punti fissi della filosofia di Sarri. Il tecnico ha studiato giorno e notte per due mesi e mezzo, non ha avuto nemmeno il tempo di trovarsi una sistemazione definitiva all’Olgiata. Ma ha raccolto i primi frutti già prima della sosta. Lui è tornato in panchina, i tifosi all’Olimpico. Ed è stata una festa. Sarri genera sogni ed euforia, e questo può rappresentare una spinta in più.


CAPITANI
È all’orizzonte Sarrilandia, ma già qualcuno ha messo piede sull’isola. Alla faccia di chi lo vedeva nel 4-3-3 in difficoltà, Immobile vola con 4 reti in due gare a -5 dal mito Piola. Può essere il nuovo Higuain di Sarri, basta servirlo in profondità e fargli sentire la sua importanza assoluta. È un dettaglio il modulo, quando il capitano avverte questa fiducia. Bacio e fascia lasciata a Luis Alberto sabato sera all’uscita. Anche la panchina dello spagnolo alla prima giornata può aver segnato una svolta. Il gol finale è solo la ciliegina, luccicano soprattutto i tre assist contro lo Spezia: il numero 10 supera l’intero score della scorsa Serie A (2 passaggi decisivi) alla prima partita da titolare giocata. Serviva la lezione di Maurizio, Luis Alberto adesso inventa, scorazza in attacco e in difesa. Il vice-capitano Milinkovic si limita all’interdizione stavolta, non c’è bisogno che salga come al Castellani in cielo o in cattedra.
FEDELISSIMI

C’è ancora da registrare qualcosa in difesa (rumors su Romagnoli e Rugani al posto di Vavro), e bisogna fare i conti con qualche imprecisione fra i pali di Reina. Ma, come è stato per Inzaghi, i piedi dello spagnolo giustificano la scelta di Sarri di affidargli il ruolo da titolare. Sabato sera, lancio per Felipe Anderson, sombrero del brasiliano e gol immediato a inizio ripresa. Come nel derby, l’estremo difensore diventa anche un’arma offensiva. Il problema ora è il giovane Strakosha, di nuovo demotivato e a scadenza: difficile cederlo in due giorni e non perderlo a parametro zero a fine annata. A Sarri questo non importa perché ha scelto Reina, uno dei suoi fedelissimi. Fondamentale come Hysaj per diffondere il suo calcio al resto della squadra: l’albanese segna e continua a dimostrare un’intelligenza tattica sopra la media. Come Pedro, che se la ride quando tutto lo stadio balla e canta sulle note del ritornello della Carrà. Lui e Felipe Anderson fanno fiammate in attacco di zemaniana memoria e sono entrambi un’altra scommessa vinta. Anche se Maurizio sa che l’ex giallorosso ha un’età e iniziò a mille pure la scorsa stagione prima della discesa fisiologica. Ecco perché il tecnico vuole Kostic e ieri la Lazio ha alzato l’offerta a quasi 15 milioni (bonus compresi): attesa una risposta dall’Eintracht prima di virare oggi su Zaccagni del Verona. Non sarà comunque un’ala, ma Sarri a cambiare la storia. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero