Lazio, il tocco di Simone fa la differenza

Lazio, il tocco di Simone fa la differenza
Dategli della materia prima su cui lavorare e state pur certi che la modellerà a dovere. Indipendentemente dalla qualità di partenza. Inzaghi il trasformista. Spesso...

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Dategli della materia prima su cui lavorare e state pur certi che la modellerà a dovere. Indipendentemente dalla qualità di partenza. Inzaghi il trasformista. Spesso ha dovuto fare di necessità virtù adattando giocatori o inventando ruoli per loro. Sono in tanti quelli che hanno giovato del suo tocco magico. L’ultimo in ordine di tempo è Luis Alberto. Lo spagnolo, arrivato a Roma per sostituire Candreva, ha passato un anno al buio. Quest’estate la nuova luce grazie all’invenzione di Simone, che lo piazza regista basso. Più per un’esigenza dovuta alla partenza di Biglia, sostituito con Leiva che ha caratteristiche differenti rispetto all’argentino, ma sta di fatto che l’intuizione di Inzaghi è stata perfetta: Luis Alberto ha risposto presente, stupendo un po’ tutti. Da oggetto misterioso ad acquisto estivo.

ESPERIMENTI

E che dire di Milinkovic? Praticamente mai utilizzato nelle sette gare della stagione 2015, lo scorso anno è stato la rivelazione del campionato. Un diamante lucente. Lotito già si frega le mani per la pioggia di soldi che arriveranno da una sua eventuale cessione. Il tecnico della Lazio gli ha ritagliato una porzione di campo. Non una semplice mezzala. Sergej è il destinatario del rilancio del portiere, uomo di lotta e di governo. Sa usare il fisico, ma ha anche il tocco magico nel servire palloni alle punte. Spesso attaccante aggiunto. Pazza idea che ha più volte sfiorato Inzaghi: Milinkovic novello Ibrahimovic. A fortune alterne gli esperimenti su Felipe Anderson. Sublime da seconda punta contro il Leverkusen: assist, gol e giocate da applausi. Un po’ meno quando Simone ha provato a farlo giocare alla Cuadrado. Il brasiliano ha meno attitudine al sacrifico, è più portato all’attacco e alla “saudade”. A proposito di punte, Immobile è risbocciato in tutta la sua bellezza. Ora alterna il mantello da principe biancoceleste a quello azzurro della Nazionale di Ventura. Facile il compito con Keita. È bastato poco per trasformalo nell’attuale stellina inseguita da Juve, Inter e Milan. Hoedt spesso si arrabbia perché gioca poco, ma dovrebbe ripensare al fatto che Inzaghi gli ha regalato la regia arretrata. Motivo per cui diventa spesso importante nell’undici iniziale. E un grazie glielo devono urlare anche Patric, Lukaku e Bastos. Tre carneadi trasformati in giocatori. E ancora i giovani. Una Primavera di bellezza, ricco bacino da cui pescare e da cui ottenere soldi. Inzaghi è l’oro di Lotito.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero