«Siamo stati i primi in Italia e di questo siamo orgogliosi. Un provvedimento unico nella storia del nostro calcio. Ma voglio sottolineare che la nostra azione è per...
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Un passo molto importante. Avete avuto già dei riscontri da parte delle altre società?
«Ancora no, ma siamo certi che il nostro esempio verrà seguito da tutte le altre società di serie A. I club oltre a tutelare la propria immagine devono svolgere anche un ruolo attivo facendo da barriera contro questi soggetti che puntano, con i loro atteggiamenti, solo a danneggiare lo spettacolo».
In Italia si fa sempre un gran parlare. Punta il dito contro il razzismo e la violenza nel calcio ma poi dalle parole non si passa mai ai fatti. Voi invece state andando controtendenza.
«Sì, spesso si parla tanto e si fa troppo poco per debellare questi fenomeni. Noi invece abbiamo dichiarato il nostro intento e abbiamo agito appena abbiamo avuto l’occasione per farlo».
Un atteggiamento che a Nyon avranno apprezzato molto.
«La Lazio ha una pessima fama al livello europeo. Immagine sporcata negli anni passati con comportamenti razzisti reiterati nel tempo da parte di queste frange estreme che fanno parte della nostra tifoseria. Abbiamo deciso di intraprendere questa strada proprio per salvaguardarci anche in futuro».
Colpire nel portafoglio pensa che sia il modo più efficace?
«Ho sempre pensato che andare a colpire i colpevoli con misure patrimoniali rappresenti un grosso deterrente. Quando ero in Polizia dicevo sempre: “Un delinquente senza soldi è meno pericoloso di uno con i soldi”. Ecco facendo i dovuti paragoni è questo il ragionamento che si è fatto. Non dico che chi si è macchiato del gesto del saluto romano sia un delinquente però credo fermamente che colpirli nelle tasche sia più efficace di altre misure. La speranza è che anche gli altri ci seguano e che soprattutto che venga fissato un aspetto giuridico per questi aspetti: risarcimento danni».
Importante è anche la collaborazione con le forze dell’ordine e con il resto della tifoseria.
«Assolutamente. Deve esserci una sicurezza partecipata con la Polizia. Anche il resto dei tifosi, con il loro comportamento, devono dissociarsi da chi sbaglia. Tutto questo serve a dimostrare che la società è parte attiva nella lotta al razzismo e alla violenza. Serve a evitare altre multe e altre sanzioni. Il codice etico è la strada maestra che bisogna seguire».
A che punto siete con il percorso che avete intrapreso?
«Direi molto avanti. Abbiamo ancora molte iniziative in cantiere che coinvolgeranno tutta la tifoseria. Dobbiamo far sì che s’inneschi un circuito virtuoso e non vizioso». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero