Lazio, Parolo aspetta Sarri: «Anni di alti e bassi. Solo lui può cambiare la mentalità»

Sino a pochi mesi fa era il vice-capitano. Marco Parolo spiega l’ultimo ko della Lazio.  Cos’è successo...

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Sino a pochi mesi fa era il vice-capitano. Marco Parolo spiega l’ultimo ko della Lazio. 


Cos’è successo a Bologna?
«Non è stata smaltita la sbornia della stracittadina. Sono stato sette anni a Roma, una città che ti esalta e deconcentra dopo una grande vittoria, e questi alti e bassi si ripetono in maniera ciclica. Io non mai trovato una soluzione, ma un maestro esperto come Sarri può e deve cambiare la mentalità. Alla Juve non succedono questi cali d’intensità. I campioni veri sanno resettarsi e giocare allo stesso modo con le piccole e con una grande squadra. Alla Lazio non ci sono stati questi down solo quando non c’erano le Coppe e si giocava una volta a settimana, i primi anni di Pioli e di Inzaghi e nell’annata del Covid. È un discorso mentale, non fisico, perché le energie oggi si recuperano facilmente anche a 61 ore dall’ultima gara». 

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«È un istintivo, ha subito riconosciuto l’errore. A volte sei fortunato che l’arbitro non ti sente. Mancherà contro l’Inter, ma la Lazio può comunque vincere. Non le sbaglia, queste partite. Il problema in questo momento non è la difesa, ma le reti subite a squadra schierata per mancanza di concentrazione e reazione». 
Lunedì gli esami alla coscia, si capirà se tornerà Immobile. Perché la Lazio senza di lui non vince?
«È normale, è il leader di una squadra impostata da anni sulla profondità e sulle sue caratteristiche. Solo con Correa e Caicedo si era sopperito talvolta alle sue assenze. Non è colpa di Muriqi, con lui Luis Alberto e Milinkovic non si possono intendere alla perfezione. Forse bisognerebbe provare Vedat nelle due punte e Luis giocare come più gli piace». 
Un punto e un gol nelle ultime 4 gare fuori casa. È tornato il mal di trasferta?
«Anche qui subentra la testa. All’Olimpico c’è una carica diversa. Con migliaia di tifosi al seguito, Inzaghi aveva risolto il problema. Ma i giocatori devono trovare dentro se stessi la grinta». 

 


 

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Il Messaggero