Nicolò e Yuri, generazioni di laziali. Il fratelli Armini sono il presente e il futuro biancoceleste. Questione di fede. Nella casa di Marino è stata una settimana...
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SOGNI DA GRANDI
«Grazie a tutti i tifosi presenti la nostra famiglia laziale non si smentisce mai. Forza Lazio» ha commentato sui social. Poi ha messo una foto in cui bacia la Coppa Italia. Sogni futuri. Giocatori e tifosi. Tifosi e giocatori. Un binomio che alla Lazio manca dai tempi di Nesta. Ora potrebbe averne trovati due in un solo colpo. Nicolò è il più grande e ha già assaporato l’aria della prima squadra. Primo millenial ad esordire con i biancocelesti. Dieci minuti in Europa League il 29 novembre in casa dell’Apollon Limassol. Anche questa sera siederà in panchina. La prima convocazione in serie A è arrivata il 28 aprile scorso in casa della Sampdoria. Inzaghi lo ha adocchiato da tempo. Lo stima e ha visto in lui grandi doti. Di sicuro ha quella da leader. Prima della finale Primavera ha mandato un messaggio a tutti i suoi compagni per caricarli. Si ispira a Nesta, suo idolo assoluto (A Natale 2017 ha chiesto la sua maglia come regalo), ed è già nel giro delle Nazionali minori da qualche anno. Non a caso aveva scelto la maglia numero 31. Questione di riflesso: A.N. 13 (iniziali e numero di Nesta) e N.A. 31. Ora indossa la numero 58. Forte fisicamente e un senso dell’anticipo. È uno dei più promettenti della Primavera biancoceleste, tanto che la Lazio lo ha già blindato con un contratto da professionista fino al 2020. Il più piccolo Yuri, gioca centrocampista. Ha piede sopraffino e il vizietto del gol. Gioca spesso con la numero 10. Nicolò è il suo idolo. Sempre insieme. Tanto che ha voluto indossare la maglia dei grandi di Nicolò e ci si è fatto una foto. Quando possono vanno allo stadio a tifare con tanto di bandierone da sventolare. La fede laziale gliel’hanno trasmessa mamma Marzia (sempre presente) e soprattutto il nonno Giulio. «Spero che da lassù sarai orgoglioso di me» scriveva Nicolò qualche anno fa. Impossibile non esserlo. Anzi, lo sarà due volte.
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Il Messaggero