Lazio, Milinkovic l'uomo più atteso: alla fine è rimasto ma nessuno lo ha visto...

ROSI
Quando l'Olimpico ha riacceso i fari sul campionato, tutti gli sguardi sono stati puntati su Milinkovic Savic, l'oggetto del desiderio di tanti importanti club europei....

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Quando l'Olimpico ha riacceso i fari sul campionato, tutti gli sguardi sono stati puntati su Milinkovic Savic, l'oggetto del desiderio di tanti importanti club europei. Mister 120 milioni, quelli che avrebbe preteso il presidente Claudio Lotito per lasciar partire il talento serbo, rimato in bilico fino all'ultimo giorno del mercato. L'hanno cercato United, Real, Juventus, Milan ma alla fine è rimasto per la felicità di Simone Inzaghi e della tifoseria biancoceleste che non volevano privarsi del giovane gioiello. Ma Milinkovic, nel big match della prima giornata, ha clamorosamente steccato deludendo le speranze. Una partita scialba, senza squilli, che la Lazio ha perso contro la formazione di Ancelott, nonostante il vantaggio iniziale. Dopo un primo tempo sotto ritmo ci si attendeva una ripresa in crescendo, qualche lampo che illuminasse la fresca serata d'agosto, che consentisse di raddrizzare il risultato. Ma il serbo ha continuato a giochicchiare palloni con sufficienza, senza entrare mai nel cuore della sfida, dimostrando una mancanza di personalità e una condizione ancora approssimativa. Immobile non ha così avuto il supporto del compagno più importante, di quello che dovrebbe essere o diventare il trascinatore della squadra. Milinkovic ha confermato le difficoltà piscologiche ad affrontare le partite più importanti., come è accaduto anche nel recente Mondiale: un calciatore bello e decisivo contro le piccole, anonimo contro le grandi. Inzaghi dovrà lavorare molto per garantire al serbo il necessario equilibrio affinché possa estrinsecare al meglio l'enorme potenziale tecnico-fisico. La colossale valutazione, forse troppo elevata che va oltre le effettive doti tecniche, pesa sul ragazzo come un macigno e lo porta, ogni tanto, a peccare di presunzione nelle giocate. Lui non dev'essere la cigliegina ma la vera torta biancoceleste. Un bagno d'umiltà appare quindi necessario e va fatto subito.  
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Il Messaggero