Lazio, Lotito studia la strategia dopo il caso Di Bello: cosa può succedere

Lazio, Lotito pensa alle mosse dopo il caso Di Bello: cosa può succedere
Scacco matto per non restare fermi all'angolo, in balia di un sopruso dietro l'altro. C'è un solo modo per non violare la clausola compromissoria e proteggere...

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Scacco matto per non restare fermi all'angolo, in balia di un sopruso dietro l'altro. C'è un solo modo per non violare la clausola compromissoria e proteggere la Lazio: non possono essere chiamati in giudizio altri soggetti federali, ma è ammessa - senza controindicazioni - una denuncia alla magistratura contro ignoti per verificare se c'è stata o esiste ancora una macchinazione contro il club capitolino. A questo iter, un pool di legali biancocelesti sta lavorando in gran segreto: «Per colpire Lotito si colpisce la Lazio? Non sta a me fare dietrologie, ma ci stanno organi preposti che faranno le valutazioni del caso». Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, è l'obiettivo, l'acerrimo rivale ormai conclamato. Lotito teme il complotto, la sua guerra politica ora va infatti ben oltre Di Bello, persino oltre il commissariamento dell'Aia, punta a dimostrare cospirazioni dall'alto. L'arbitro viene considerato solo un esecutore dal patron: «È quanto meno strana questa direzione nel giorno in cui escono sui giornali le mie posizioni in Lega sulla Figc. La Lazio è stata violentata e mortificata, ma è solo il capro espiatorio di un sistema non più credibile e malato. Quando determinati episodi si ripetono da inizio anno, non può essere più a caso. E allora se non c'è più affidabilità, nel senso che il sistema non è in grado di correggere certi errori, si ricorre nelle sedi preposte a istituzioni terze, che pongano fine a questo abuso dei valori dello sport. Siamo senza regole e la Lega ha il dovere di ripristinarle subito. Anche perché sono stati colpiti altri club, non solo la Lazio». Insomma, si dovrebbe ribellare tutto il calcio, certi errori vanno colti quasi al balzo.

Inchiesta e Uefa

Non sono stati fatti nomi e cognomi, le istituzioni citate senza andare oltre i limiti, almeno in pubblico. Lotito è stato molto attento al verbo, stavolta persino alle virgole, nel suo sfogo. Per questo Chiné riflette se aprire un'inchiesta e un fascicolo in Procura Federale sulle parole del patron oppure sorvolare come è stato fatto con altri presidenti nell'ultimo periodo, per non gettare altra benzina sul fuoco. Iervolino è stato punito con una multa per aver puntato il dito contro il designatore Rocchi, ma è diverso. Il numero biancoceleste ha messo in dubbio un sistema generico. Poco importa che tutti sappiano a cosa e a chi si riferisca, o che sia a capo dei ribelli desiderosi di sovvertire un ordine da troppo tempo prestabilito: «Le riforme, le decide la maggioranza. Non possiamo mettere i soldi, portare i ricavi e poi far decidere per noi qualcun altro. In Premier danno incarichi a terzi e, se non garantisci bene il servizio, ti cacciano». Lotito, fra le righe, chiede sempre la testa di Gravina, che ha però ancora 4 big (e sotto sotto non solo) al suo fianco: «In Lega abbiamo fatto una delibera votata all'unanimità con cui abbiamo chiesto di uscire dalla Federazione perché non ci sono le condizioni e non abbiamo l'obbligo di restarci dentro». In realtà, c'è un vincolo sotto inteso da un altro ordinamento. Mollare la Figc significherebbe uscire dalle competizioni internazionali perché la Uefa riconosce soltanto i campionati organizzati dalle Leghe, gli altri non esistono. Lo sa bene, Lotito, e taglia corto: «Sicuramente noi veniamo visti un po' come una situazione particolare nell'ambito del sistema europeo».

Il Senato

Di certo, così non si può andare avanti, la Lazio rischia di aver già perso la qualificazione in Champions, e non solo. Magari, ancora più fomentato dal danno economico e sportivo sul bilancio, a breve si capirà se Lotito farà davvero sul serio o avrà fatto solo baccano. «Stiamo studiando la reazione migliore e preparando un dossier con tutti i torti», assicura l'avvocato biancoceleste Gianmichele Gentile, senza sbilanciarsi troppo sulle prossime mosse in arrivo. Bisogna muoversi bene, avere tutto pronto nel minimo dettaglio per urlare davvero al complotto. Nel 2011 Lotito sbandierava un "tintinnio di manette", lo sbarco in Senato lo ha cambiato, ma non troppo. Adesso potrebbe aggiungere un'interrogazione parlamentare alla denuncia per la sua Lazio.

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Il Messaggero