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Altro che rischio di tornare a marzo: alla Lazio il lockdown non sembra mai finito. La batosta di Genova (l’ottava nelle ultime sedici gare) pesa come un macigno. Perché, al di là delle assenze e degli infortuni, denuncia poche idee e sopratutto scarso spirito. E’ stato Inzaghi il primo a fare mea culpa e a sottolineare un allarmante atteggiamento rassegnato. I biancocelesti a Marassi non sono mai scesi in campo né hanno rimediato. I nuovi, ancora in via di adattamento (i subentrati Muriqi e Fares), hanno paradossalmente fatto meglio di chi avrebbe dovuto tirar fuori i colpi dal cilindro. Assente per squalifica Ciro, ma assenti di testa anche Milinkovic e Luis Alberto e, davanti, Correa e Caicedo. Loro avrebbero dovuto ribaltare un risultato compromesso dai soliti svarioni a livello difensivo. Questo è il dato più preoccupante in assoluto: da quando il Coronavirus ha condizionato anche il calcio, la Lazio non ha più smesso d’incassare un gol dietro l’altro. Precisamente 2 a incontro (8 nelle ultime 4 giornate dall’inizio), lo stesso identico score da quando è ripreso il campionato. Si pensava che il ritorno di un gigante come Leiva in mezzo al terreno avrebbe ridato equilibrio a tutto il reparto arretrato, ma anche il brasiliano non si è mai ripreso dall’intervento al ginocchio. L’esordio contro il Cagliari e il punticino prezioso strappato all’Inter avevano illuso. In assenza di veri aiuti dal mercato, serve una scossa immediata per uscire da questo blocco psicologico. Speriamo possa darla l’odore della Champions, ma Inzaghi deve inventarsi pure qualche alternativa dal punto di vista tattico. Almeno in Italia il gioco biancoceleste è diventato sin troppo scontato: a Ranieri è bastato bloccare le fonti per lasciare la Lazio completamente a secco.
PROCESSO
Non fa mea culpa, la società, per questo avvio tormentato. Anzi, è addirittura furioso, Lotito (ieri a Formello solo per i tamponi), con la squadra e con il tecnico. Esattamente come lo era a luglio scorso. Quando era convinto che la Lazio avrebbe dovuto lottare in altro modo per lo scudetto. Inzaghi finisce subito di nuovo sul patibolo, ha l’ombra di Allegri e un rinnovo sempre più in bilico. Sarebbe folle però adesso gettare tutto al vento, con una stagione non ancora partita sul serio. Simone però aveva giurato che, dopo la pausa per le Nazionali, avremmo visto la vera Lazio. E allora è il momento di mostrare tutto il potenziale di questo gruppo, compresi i nuovi acquisti avallati (come sottolineato dal ds Tare) dal suo consenso.
INVENTIVA
Partendo dalla difesa a tre come punto fisso, tutta l’estate Inzaghi aveva immaginato una serie di varianti (3-4-3, 3-4-1-2, 3-4-2-1) di modulo per dare più freschezza e imprevedibilità alla Lazio.
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Il Messaggero