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Il bianco e il celeste colori della speranza. Del riscatto. Del futuro. Gli stessi colori del cielo che per tanto tempo ha guardato desiderando un domani diverso. Che poi a dirla tutta quando non hai niente non è facile desiderare, volere fortemente qualcosa come se fosse una mancanza. Perché alla fine quel nulla è uguale a tutto. Ma c’è un destino per ognuno di noi. E quello di Larsson Coulibaly era dipinto di bianco e celeste. I colori della Lazio. Nato e cresciuto a Abidjan in Costa d’Avorio. Lì dove la guerra civile miete migliaia di vittime. Una situazione difficile. Svariati colpi di Stato e conflitti etnici per il controllo delle risorse naturali del Paese: diamanti, manganese, nichel, bauxite, oro ma anche legno di mogano, piantagioni di caffè e cacao, hanno reso la situazione praticamente invivibile. Quattro persone su dieci vivono sotto la soglia di povertà e i ragazzi fuggono in massa verso l’Europa. E non a caso si è trasformata anche in una nuova rotta della tratta degli esseri umani. Da Abdijan e dai villaggi della Costa d’Avorio fino alla Tunisia e da lì in Italia.
TRA I RIFUGIATI
Larsson ha 16 anni e decide che l’unico modo per avere un futuro è scappare. Arriva in Italia da solo. E dopo un po’ di tempo trova alloggio nella casa per rifugiati del Comune di Roma. Sul suo passato e sul suo arrivo nel nostro paese c’è grande riservatezza. Nulla può essere rivelato perché è protetto. E fin qui la sua storia potrebbe essere uguale a quella di altre migliaia di ragazzi che scappano verso una terra promessa. Ma c’è il calcio che arriva in suo soccorso. E anche qui di nuovo c’è ben poco. La serie A e la serie B ce ne hanno già raccontate diverse. La vera favola sta nel fatto che Larsson è un talento e non sapeva affatto di esserlo. Perché lui non ha mai giocato davvero. In Costa d’Avorio aveva giocato qualche partitella. Nulla di serio. Scalzo o con quei sandali in gomma che di solito i bambini usano per andare al mare e non tagliarsi sugli scogli. Nella sua nuova casa gioca con gli altri ragazzi e uno degli assistenti sociali che lo seguono nel suo percorso notano le sue qualità. E così decide di segnalarlo ad un suo carissimo amico: Mauro Bianchessi, responsabile del settore giovanile della Lazio. Ad agosto viene invitato a Formello più per fargli regalo che un provino. Gli danno un paio di scarpe da calcio e lo mandano in campo.
LE DOTI
«Ne arrivano tante di segnalazioni, ma stavolta mi sono fidato. È stata una gioia, una sorpresa.
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Il Messaggero