Lazio, l'involuzione è una questione di testa

Lazio, l'involuzione è una questione di testa
Il gol di Saponara ha avuto l’effetto di un diretto destro al volto quando la guardia è ormai bassa e lo sguardo rivolto solo al gong. Una botta tremenda. Soprattutto...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il gol di Saponara ha avuto l’effetto di un diretto destro al volto quando la guardia è ormai bassa e lo sguardo rivolto solo al gong. Una botta tremenda. Soprattutto perché la Lazio aveva dato ampi segnali di ripresa. Il ritiro voluto dal presidente Lotito aveva sortito gli effetti sperati. I biancocelesti hanno fatto vedere segnali incoraggiati. La voglia di vincere nonostante le difficoltà. Ma il problema più grande è nella testa. Inspiegabile, altrimenti, l’aver subito un gol a pochi secondi dalla fine e con la palla nelle mani di Strakosha. Una follia. Forse la peggiore ma non certo l’unica. Un problema che già lo scorso anno si era palesata cancellando in appena sette minuti in due partite la semifinale di Europa League e la qualificazione in Champions. Il dato allarmante è che in questa stagione sono già otto i black out in 20 giornate tra coppa e campionato.

ANSIA DA PRESTAZIONE
Pronti via ed è il Napoli a ribaltare il risultato alla prima giornata, poi c’è stato il derby con la Roma perso 3-1 con i biancocelesti che non sono proprio scesi in campo. Il tonfo in casa dell’Eintracht per 4-1, il ko contro l’Inter per 3-0 (anche qui Lazio assente ingiustificata). E ancora i tre pareggi con Milan, Chievo, Sampdoria e in mezzo la clamorosa sconfitta con l’Apollon in Europa. Il filo conduttore è sempre lo stesso: la testa. Ora però sembra essersi trasformata in una vera e propria sindrome. Un solo punto fatto con le big, rispetto ai sette dello scorso anno. Ma c’è di più perché in nove occasioni i biancocelesti hanno subito gol pochi minuti dopo aver segnato. E soprattutto incassa almeno una rete da nove giornate consecutive, l’ultimo clean sheet risale al successo in casa del Parma per 2-0 del 21 ottobre scorso. Un dato (18 gol) che deve far riflettere ma non allarmare visto che l’anno scorso ne aveva presi due in meno (16). Non è cambiata la fragilità difensiva, la sensazione è che ogni volta che una squadra avversaria attacca nella giusta maniera faccia gol. Basti pensare che nelle ultime quattro le rivali sono sempre passate in vantaggio. La cosa su cui bisogna riflette maggiormente sono i 16 gol in meno realizzati. Manca terribilmente l’apporto di Milinkovic e Luis Alberto entrambi con due marcature in meno rispetto alla passata stagione. Si deve ritrovare il feeling perso, quello che aveva permesso ai biancocelesti di incantare l’Italia conquistando 35 punti (11 vittoria, pari e 2 ko), 10 in più rispetto ad oggi (7 successi, 4 sconfitte e 4 pareggi).
BUCO A DESTRA

Normale che ogni stagione non possa mai essere uguale all’altra e che ripetersi sia sempre difficile. Ma proprio per questo ci si sarebbe aspettati qualcosa in più da Inzaghi che continua ad insistere su un modulo, il 3-5-2, che convince sempre meno. Non è un caso che nelle ultime tre gare il pari sia arrivato con il 4-3-2-1. La panchina è più lunga ma il tecnico non sempre fidarsi del tutto: solo Acerbi è stato schierato sempre titolare. Correa 2 sole volte su 14, sorprendono gli appena 75 minuti di Berisha e i 60 di Durmisi mai dal primo minuto. Anche la società avrebbe potuto fare qualcosa in più: sulla destra c’è una lacuna evidente. Basta, Patric, Marusic, Wallace e Bastos non garantiscono la qualità richiesta a questo livello. Tempo per correre ai ripari c’è ancora, vietato mollare adesso.
  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero