Lazio, tornare indietro di 30 anni per diventare grande

Lazio, tornare indietro di 30 anni per diventare grande
Il tempo è rimasto cristallizzato a quel 3 settembre 1989. A quel retropassaggio sconclusionato di Maldini che beffa Galli e fa esultare i biancocelesti. Ecco da quel...

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Il tempo è rimasto cristallizzato a quel 3 settembre 1989. A quel retropassaggio sconclusionato di Maldini che beffa Galli e fa esultare i biancocelesti. Ecco da quel giorno la Lazio non ha più vinto in campionato a San Siro. Come se l’autogol di Maldini, un totem rossonero, si fosse trasformato in un sortilegio: da allora 18 vittorie del Milan e 11 pareggi. Tutto limitatamente al campionato perché in coppa Italia la maledizione non ha effetto. Proprio lo scorso anno i biancocelesti hanno battuto i rossoneri eliminandoli in semifinale. Ora serve invertire il trend negativo. Adesso o mai più verrebbe da dire guardando lo stato di forma delle due formazioni. La Lazio ha bisogno di altri 3 punti per chiudere in maniera perfetta la settimana, scalzare il Milan dalla corsa Champions e restare aggrappati al treno quarto posto sperando magari in un risultato favorevole nello scontro diretto di questo pomeriggio tra Roma e Napoli. Insomma i biancocelesti devono tornare a trent’anni fa per diventare grandi. Un balzo indietro nel tempo per fare un salto carpiato nel futuro. E’ dal 2018 che Inzaghi non riesce a vincere tre gare di fila in serie A, in quell’occasione furono addirittura 4. Serve uno scatto in avanti. Fulmineo. Famelico. 

NEL SEGNO DEL 3
Inzaghi, dopo aver toccato con mano il gelo del buio, ha ritrovato il calore della luce. E lo ha fatto ricompattando la squadra. Tutti per uno e uno per tutti. Niente più individualismi. Dal 3-0 contro l’Atalanta alle sonore vittoria contro Fiorentina e Torino. C’è necessità di ingordigia. Perché se è vero, come ripetono spesso gli stessi calciatori biancocelesti, che manca sempre l’ultimo passo per salire più in alto questo è il momento di non guardare nient’altro se non il piatto che si ha davanti. Mai occasione fu più ghiotta. Il Milan di Pioli, tolto il faticoso successo di giovedì contro la Spal, è in crisi di risultati e d’identità. E’ squadra fragile e indifesa: nelle ultime sette gare ha incassato 12 gol e solo in una occasione ha mantenuto la porta inviolata. 
TALISMANI BIONDI

Inzaghi possiede dalla sua le giuste armi per colpire: il secondo attacca del campionato insieme all’Inter con 22 reti. Ma c’è di più perché a guidare i biancocelesti c’è Immobile. Ciro cerca il gol numero 100. E’ il capocannoniere del campionato con 12 reti dopo sole dieci giornate. Prima di lui (che ci è riuscito nel 2017/18 e in questa Serie A) solo un altro calciatore aveva realizzato almeno 12 gol nelle prime 10 giornate in almeno due massimi campionati italiani: proprio Giuseppe Meazza nel 1933/34 e nel 1935/36. Nomen omen. E poi c’è Correa che torna titolare. Il Tucu (si è di nuovo tinto i capelli di biondo), con la maglia della Lazio, ha segnato due volte ai rossoneri nei quattro precedenti. L’ultima volta fu proprio a San Siro.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero