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Corsa spedita, ma attenzione alle insidie. Uno come Inzaghi, maniacale, cerca di prevenirle: sente di poter competere non solo per la Champions, ma per qualcosa di più importante. Milano è il bivio. Di sicuro, trova le cose che non vanno in una squadra riduci da sei vittorie consecutive è un’impresa ardua, ma per non ricascare in situazioni analoghe come quella del post-lockdown, l’allenatore le studia tutte. Le esperienze negative servono per migliorare, per questo lo staff tecnico non tralascia nulla nel lavoro quotidiano. Situazioni tattiche, per lo più, errori individuali. Ingenuità come è accaduto per Patric, Hoedt e qualche volta ad Acerbi ad inizio stagione. Per non parlare dei cali di tensione o di qualche posizionamento sbagliato in fase difensiva che la squadra ha pagato duramente come a Marassi con la Samp o più recente con il Genova, la gara dove poi tutto è iniziato. Sono più cali di concentrazione, come è avvenuto nei minuti finali col Bruges in Champions League, a San Siro col Milan nel finale di gara o in minima parte anche due sere fa col Cagliari, dove la Lazio nelle battute finali ha sofferto forse più del dovuto. Piccole accortezze da limare per arrivare pronti a San Siro ma pure al rush finale. Da perfezionare, e questo di può fare col lavoro quotidiano, le azioni sui calci d’angolo. L’ultimo e unico gol su calcio d’angolo è quello segnato da Milinkovic col Sassuolo su 110 battuti. A volte i corner sono un po ‘troppo prevedibili e, visto che la Lazio ne batte di media 8-10 a partita, potrebbe diventare un’arma in più.
STRAKOSHA, PAROLE E SALUTI
Il fattore da non trascurare sono le fasce laterali, uno dei punti di forza della Lazio.
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Il Messaggero