La patente di lazialità l'ha già presa quasi vent'anni fa. Eppure Inzaghi ha bisogno d'alzare la Coppa Italia per rimanere saldo alla guida. Papà...
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CREDITO
Almeno di facciata Inzaghi non si sente in discussione. Ha la fiducia dello spogliatoio e del diesse Tare. Lotito gli ha fatto pure un discorso per farlo rasserenare, ma in realtà un altro tonfo con l'Atalanta lo farebbe precipitare. Sarebbe la chiusura terribile di un cerchio di liti, inaugurate col presidente addirittura in estate. Invece l'allenatore sogna di regalargli il quinto trofeo e avere poi lui un credito “vero” da potersi giocare. Non ha gradito durante tutta la stagione le critiche e le pressioni, sarebbe diverso sedersi con Lotito intorno a un tavolo in posizione di forza per Inzaghi. A quel punto, se non ci fosse condivisione d'intenti e di piani futuri, con un conato d'orgoglio Simone potrebbe pure presentare le dimissioni, nonostante un contratto ancora in vigore sino al 2020.
FINE
E' innamorato della Lazio, Inzaghi, ma comincia a non sopportare i continui mugugni. Conosceva bene l'ambiente e sapeva quanto la vita in panchina sarebbe stata pesante. E' cresciuto, ma ora sta pure meditando di proseguire lontano dal clamore, per esempio andando in squadre (Atalanta e Samp) di minor blasone. Piace anche e soprattutto al Milan e la Juve, ma lì diventerebbe più ingombrante al storia e ogni altro paragone. Inzaghi spera comunque di poter essere lui a scegliere, domani dovrà aiutarlo Immobile. Le altre decisioni di formazione (Correa in vantaggio su Caicedo acciaccato, Bastos o Luiz Felipe al fianco di Acerbi e Radu) le prenderà oggi, quando darà pure il responso definitivo (panchina o meno) su Milinkovic. Lotito in fondo tifa perché lui non sbagli, altrimenti saranno guai dopodomani. I contatti con De Zerbi e Mihajlovic ci sono già stati, ma il presidente non ha mai fatto fatica a smentirli. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero