Lazio, Patric e la sua vita da jolly: l’amuleto che conquista gli allenatori

Lazio, Patric e la sua vita da jolly: l’amuleto che conquista gli allenatori
Da contestato, quasi disprezzato, e mal sopportato a elemento prezioso e rispettato. E’ la storia laziale e l’ascesa di Patric Gabarron Gil, noto più...

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Da contestato, quasi disprezzato, e mal sopportato a elemento prezioso e rispettato. E’ la storia laziale e l’ascesa di Patric Gabarron Gil, noto più semplicemente come Patric. Il comprimario che non t’aspetti. Uno che va spesso in campo, avvertendo la disapprovazione del pubblico, ma che gli allenatori hanno sempre tenuto in considerazione, anche perché in allenamento e partita dà tutto. Guascone e birichino fuori, serio e risoluto sul terreno di gioco. Cresciuto e maturato con Inzaghi, valorizzato e stimato pure da Sarri, nonostante all’inizio si pensasse il contrario.

 
Invece, il nuovo allenatore, sin dai primi giorni di ritiro, ha gradito la sua abnegazione e duttilità, tanto che dopo Acerbi e Luiz Felipe, come prima riserva al centro della difesa, c’è lui e non Radu. E tra meno di una settimana gli toccherà la gara più importante con l’Inter, vista l’assenza per squalifica del difensore azzurro. Giocherà titolare al fianco di Luiz Felipe e, forse, oltre a Dzeko o Lautaro Martinez, andrà a marcare l’amico del cuore, Joaquin Correa. Un avversario tosto, tecnico e veloce, ma lo spagnolo ne conosce pregi e difetti.


LA SCALATA Non è stato facile imporsi alla Lazio per questo ragazzo. Questa è la sua settima stagione, non poche, e ogni anno ha dovuto faticare per trovare spazio e avere delle opportunità. Ma ogni volta che è stato chiamato in causa, ha fatto il suo. È un giocatore con ottima tecnica, non potrebbe essere altrimenti visto che è cresciuto nel Barcellona, ma è uno di quelli che non ruba l’occhio. Tutt’altro. Non ha picchi, svolge spesso il compitino, la sua dote è che non molla mai, il suo difetto è che, qualche volta, si distrae e commette errori imperdonabili. Però è anche vero che è il classico giocatore a cui viene data ogni responsabilità, anche quando non ne ha.

Nel 2017, in casa con la Juve, con la Lazio in vantaggio per 2-1, entra a pochi minuti dalla fine e, per la troppa foga, stende Dybala in area. Rigore inevitabile che, per sua fortuna, Strakosha para. Ma quell’errore se l’è portato avanti per anni e ogni tanto torna a galla. Un’immagine tecnica ripulita un po’ quando, insieme a Cataldi, è il protagonista della rimonta all’Olimpico contro l’Atalanta da 0-3 a 3-3. In quella gara entrò ad inizio ripresa, non brillò per gol o assist, ma per la sua “garra” e l’intensità nel palleggio che facilitò non poco la fluidità del gioco. Il feeling col pubblico laziale non è mai sbocciato del tutto. Gli fu dedicato anche uno striscione pesante perché dopo un Lazio-Samp battibeccò con la curva. Ma poi, grazie alle prestazioni, tutto venne dimenticato.


AMULETO Patric un personaggio particolare. Per come si muove in città, come veste e quello che fa sui social (molto attivo) sembra più un modello o influencer che un calciatore vero e proprio. E’ uno a cui piace l’arte e divertirsi, prima con il Tucu Correa ora con Luiz Felipe. I due sono inseparabili, una sintonia che si vede anche in campo. Dentro lo spogliatoio è uno di quelli che tiene viva e allegra l’atmosfera, con la sua musica rap e spagnola a tutto volume, ma quando c’è da lavorare è il primo. Un aspetto che ha colpito subito Sarri, anche perché per atteggiamento e linguaggio del corpo, per il suo sistema, è clamorosamente, uno dei più adatti. In Patric qualcosa c’è, anche perché nelle oltre cento partite giocate con la Lazio, con lui in campo sono arrivate 61 vittorie. Una specie di portafortuna, ma soprattutto è uno che quando serve, c’è sempre.

 

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Il Messaggero