Lazio, Immobile: killer sotto porta e leader motivatore

Lazio, Immobile: killer sotto porta e leader motivatore
Piattone destro su assist di Lukaku, poi un pallonetto a scavalcare Perin. Ciro gol, doppietta. E segna sempre lui verrebbe da dire riadattando un vecchio adagio dedicato a...

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Piattone destro su assist di Lukaku, poi un pallonetto a scavalcare Perin. Ciro gol, doppietta. E segna sempre lui verrebbe da dire riadattando un vecchio adagio dedicato a Signori. Immobile trascinatore, leader, uomo immagine di una Lazio che fa divertire e anche un po' arrabbiare. Prima dell'inizio della gara i bambini litigano tra loro per chi deve dargli la mano. E' l'uomo del momento. Tutti lo vorrebbero ma ce l'ha la Lazio: «E' il momento più bello della mia carriera. Una partenza così non l'ho mai avuta». La curva del Genoa lo insulta, lui si esalta: rete numero 20 nel 2017, in questa stagione nove centri in sette gare. Applausi. Tutti per uno, uno per tutti. Lo vuole Ciro il trascinatore. Ecco cosa significa chiamarsi bomber e soprattutto dimostrarlo. non solo nei gol. Il discorso motivazionale d'Immobile alla squadra nello spogliatoio prima di tuffarsi sotto la Lanterna è l'essenza di quello che significa essere leader: «Ragazzi non dimentichiamoci mai lo spirito di squadra, è quello che ci ha portato fin qui», urla a testa bassa. Altro che 100 presenze in A, altro che 100 gol, vale 100 di queste parole nel calcio. «Da quando sono arrivato ho sempre detto che non contano i gol ma il lavoro. Il gruppo è la nostra forza. Di squadre unite come la nostra ne ho viste pochissime» ribadisce. In gol anche Bastos, il suo primo. Inzaghi sorride e applaude perché lo aveva difeso in settimana e perché il centrale nei primi minuti aveva salvato con una scivolata in extremis la solita beffa di Marassi.

TUTTI PER UNO E UNO PER TUTTI

Nelle vene dei compagni scorre sangue unico: «Siamo scesi con l'atteggiamento giusto, pressando ed entrando in porta tutti insieme», spiega Milinkovic. Rulli di tamburo, ecco l'esecuzione del plotone. Sergej batte la punizione dal limite conquistata con furbizia da un sempre più smaliziato Murgia. Luis Alberto fa il velo e illumina anche in questa serata il cielo. Ma è tutta la Lazio ad accendersi come se avesse un comune contatore. E quando si spegne Lulic, ecco le urla di Radu. Nemmeno i senatori hanno il diritto di distrarsi. Succede un paio di volte e il Genoa pareggia. Solito Marassi? Solita maledizione? No, perché la Lazio ha Ciro il Grande. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero