Muriqi e il tabù Galatasaray: «Un gol nella mia Istanbul»

Foto ROSI
Chissà che l’aria del Bosforo non risvegli il suo senso del gol con la Lazio. Muriqi torna a Istanbul e Sarri è più che tentato di rilanciarlo dal primo...

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Chissà che l’aria del Bosforo non risvegli il suo senso del gol con la Lazio. Muriqi torna a Istanbul e Sarri è più che tentato di rilanciarlo dal primo minuto: «È sempre bello per me tornare qui, ma io sono un attaccante e voglio segnare. Sono pronto per fare ciò che devo. Il mister crede in me e voglio dare il mio contributo». Non ha potuto nulla nei minuti finali di San Siro, ma Vedat ha fatto di nuovo vedere chi è nel suo Kosovo. Due reti a Georgia e Grecia, adesso sono 9 in 778’ nel 2020/21 (un gol ogni 86’), appena un quarto (2 centri) in 1205’ in biancoceleste fra Serie A, Coppa Italia e Champions. Vedat riparte dall’Europa League per mostrare quello che non si è ancora visto: «Nella prima stagione a Roma mi sono presentato con il Covid più l’infortunio e, inoltre, ero reduce da un campionato di livello più basso. Sto lavorando per mettermi sullo stesso piano dei miei compagni, anche se non è facile diventare titolare in una squadra collaudata da un quinquennio».

COMPLIMENTI
In Turchia lo conoscono: quattro stagioni in Super Lig, nelle ultime due 32 gol in 66 partite con le maglie di Rizespor e Fenerbahce, la società a cui Lotito lo ha pagato quasi 20 milioni di euro. Al Galatasaray lasciò il timbro l’11 maggio del 2019, ma in sette confronti non ha mai vinto. Questo tabù va sfatato, anche se Terim non vuole permetterglielo. L’ex allenatore viola lo considera assolutamente un pericolo: «Vedat è un buon attaccante con molte qualità diverse. Ha un sinistro forte, sa prendere posizione quando gira le spalle verso la porta ed è un buon rifinitore. È normale avere un periodo di adattamento, davanti ha un campione come Immobile a frenarlo». Forse stavolta no, pure se Sarri lo tiene sul filo: «Non so se giocherà dall’inizio, ma se lo merita perché, in una situazione difficile, sta lavorando tantissimo». E perché è un patrimonio da recuperare a ogni costo.

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Il Messaggero