ROMA Non è uno stadio per Donne. Mogli o Fidanzate. O almeno non lo sono più le prime dieci file della Curva Nord dell’Olimpico per volontà degli...
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L’IRRITAZIONE DELLE LAZIALI
Parole che sono state mal digerite dalle donne in biancoceleste. Le dieci prime file della Curva le considerano come casa loro. E ora sono discriminate. «Siamo un gruppo di Donne cresciute in curva Nord – recita un comunicato di un gruppo di ragazze che desidera restare anonimo - che vedono la curva come un luogo sacro e che rispettano quel codice non scritto, ma siamo rimaste indignate nel leggere quelle undici righe scritte nere su bianco e fatte girare di mano in mano prima della partita». Non ci stanno e urlano tutto il loro disprezzo verso chi ha partorito quel comunicato: «Anche noi prendiamo distanze da quei laziali che non danno il giusto valore alla Nord con comportamenti poco adeguati, come prendiamo le distanze da quei laziali che con gesti e parole non si ricordano che sono stati messi al mondo da una Donna».
PASSO INDIETRO
Quanto accaduto all’Olimpico stride un po’, considerando che nemmeno due mesi fa a Teheran, le autorità iraniane, in occasione di Iran-Spagna dei mondiali, hanno aperto lo stadio proprio alle donne che hanno invaso e colorato l’Azadi Stadium. E da quelle parti le restrizioni non sono poche anzi. Forse anche per questo che Carolina Morace è piuttosto dura: «A chi chiede di riservare ai soli maschi i posti in prima fila in curva andrebbe vietato l’ingresso allo stadio. Anche il sessismo è violenza». Per la conduttrice televisiva, ex Miss Italia e tifosissima della Lazio, Manila Nazzaro, invece, «è più una cosa infantile, scritta con grande leggerezza da uomini che vogliono fare branco. Sessismo, mi sembra davvero troppo». Dice la sua anche Francesca Turco, nota speaker radiofonica romana: «Appena letto non ne ho avuto una buona impressione, il comunicato è scritto male ma ritengo che volessero dire che il tifo in quelle file è più attivo. Dopo tutto questo putiferio, però, mi aspettavo da loro un secondo comunicato per chiarire, sarebbe stato opportuno». Chiude la società Lazio che per bocca del capo delle relazioni esterne Arturo Diaconale boccia l’iniziativa: «Non ne sapevamo nulla, l’ho trovata politicamente scorretta, noi siamo contro ogni forma di discriminazione. Si tratta di pochi isolati tifosi, non della maggioranza». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero