Tamponi Lazio, la procura Figc non fa sconti: i nodi sono mancate quarantene e l'utilizzo di Immobile con il Toro

Tamponi Lazio, la procura Figc non fa sconti: i nodi sono mancate quarantene e l'utilizzo di Immobile con il Toro
L’inferno dei tamponi non è finito e, a quattro mesi di distanza, rischia di travolgere la stagione della Lazio. Dopo aver riascoltato lunedì alle 17 Lotito 3...

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L’inferno dei tamponi non è finito e, a quattro mesi di distanza, rischia di travolgere la stagione della Lazio. Dopo aver riascoltato lunedì alle 17 Lotito 3 ore in gran segreto, la Procura Federale procede il giorno dopo all’immediato deferimento (scritto nella stessa serata di lunedì) del presidente e dei medici Pulcini e Rodia (rischiano anche a livello penale) per violazione dei protocolli sanitari Figc anti-Covid. Il Pm Chiné ha accelerato i tempi perché ha già accettato l’incarico come Capo di Gabinetto del Mef: tra i due ruoli non c’è incompatibilità formale, piuttosto è una questione di tempi e mole di lavoro. Un nodo che andrà sciolto al più presto. Dalla Figc fanno sapere che vogliono tenerlo al suo posto fino alla fine del mandato (giugno). Ecco perché Chiné entro un mese vuole chiudere questo processo sportivo. Avrà altri 10 giorni per chiedere le sanzioni per responsabilità diretta e oggettiva contro la Lazio: possibili 4 punti di penalizzazioni. Poi si andrà a processo.


LE ACCUSE
Sotto la lente non solo le mancate comunicazioni scritte delle positività post test Uefa (compreso Luis Alberto) alle Asl, che secondo il club capitolino sarebbero di competenza del laboratorio. Rimarcato l’allenamento pre-Zenit effettuato a Formello da Immobile, Strakosha e Leiva, sui quali era già arrivata la comunicazione (mail e video con gli orari consegnati alla Procura dalla Uefa) dei tamponi positivi dalla Synlab. Nelle contro-analisi di Avellino solo Strakosha è risultato davvero positivo, anche se in Campania ora vorrebbero esaminare il Dna. Ad aggravare la situazione il fatto che gli 8 positivi (non solo calciatori) risultati ai test prima del Bruges non sono gli stessi 8 che risultano poi con lo Zenit. La procura punta il dito sulla mancata bolla e quindi sulla diffusione del contagio. Inoltre vengono contestate le mancate comunicazioni di tre positività prima del Torino.
QUARANTENA SOFT
Ma c’è di più perché l’accento acuto è messo sulla presenza in campo di Immobile con il Torino e sulla presenza in lista di D.Anderson con la Juve (i due club non possono costituirsi parte civile). Il problema nasce proprio dalla mancata comunicazione alla Asl che ha impedito alla Lazio di entrare nella quarantena soft e quindi di uscire dall’isolamento al primo tampone utile (come accaduto a Donnarumma e Hakimi ad esempio). Non comunicando, i giocatori positivi dovevano aspettare comunque 10 giorni (come da circolare del Governo) prima di uscire dalla quarantena a fronte di un tampone negativo. Per Immobile, risultato positivo il 26 ottobre, ne passano solo 8. Sono pronti a lottare senza nessun patteggiamento a Formello. La Lazio punta tutto sul fatto che le contestazioni (anche quelle italiane) derivino da gare e dai test molecolari per la Champions. I test di Futura Diagnostica avevano invece dato esito negativo e per questo non sarebbe stato disposto nessun isolamento fiduciario. Quello d’Immobile successivo era avvenuto invece dopo ulteriori contro-prove al Biocampus medico. I risultati discordanti dei tamponi (anche per altri calciatori di Serie A) spingerebbero ulteriormente a non usare il pugno duro. 
NIENTE PATTEGGIAMENTO

L’evidenza al momento dice che non c’è stato alcun broglio, ma di sicuro la Lazio non ha gestito al meglio questa vicenda a livello comunicativo. Tenendo per sé da quest’estate – con la scusa della privacy – ogni positivo, ha alimentato ogni sospetto. Decisione di Lotito, che ora rischia di farne le spese per primo: in caso d’inibizione in bilico il posto da consigliere federale. «Confidiamo nella giustizia sportiva, affinché venga riconosciuta la totale estraneità rispetto agli addebiti contestati» la posizione del club. In ogni caso, al di là di ciò che chiederà la Procura nel rinvio a giudizio, ci saranno tre gradi per spiegare le proprie ragioni e ottenere l’eventuale proscioglimento. Quanto successo col Napoli (lì la Procura contestava il club che seguiva l’Asl) al Collegio del Coni è un buon presagio in questo senso. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero