Lazio, Immobile sul tetto dei grandi. La risposta alle critiche costanti

Lazio, Immobile sul tetto dei grandi. La risposta alle critiche costanti
Nel borsone da calcio che preparava da bambino, oltre agli scarpini, aveva messo un sogno: diventare un calciatore professionista e segnare tanti gol. Non è stato facile...

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Nel borsone da calcio che preparava da bambino, oltre agli scarpini, aveva messo un sogno: diventare un calciatore professionista e segnare tanti gol. Non è stato facile farsi strada, prima tra i campi dell’Oplonti di Torre Annunziata e poi nelle giovanili del Sorrento. Ma sono i critici gli avversari che da sempre Immobile è costretto ad affrontare. Non bastano i gol a raffica che segna. C’è sempre qualcuno pronto a vedere il dito e non la Luna. Anche oggi che è entrato nella storia della Lazio e del calcio italiano. 

Ieri “guagliunciello” vivace dai capelli biondi, che giocava all’oratorio della Basilica Madonna della Neve. Oggi capocannoniere del campionato di Serie A con 34 reti, in piena lotta per la Scarpa d’Oro e primatista italiano per gol segnati in una sola stagione. Del resto, Ciro ha sempre avuto le idee chiare. I genitori, invece, già erano a conoscenza delle sue ambizioni. Autunno del 2008. Ciro gioca nella Primavera della Juventus, che lo ha acquistato per 80 mila euro, su consiglio di Ciro Ferrara. Quando mamma Michela varca la porta dell’alloggio che il figlio condivideva a Torino con altri compagni, gli domandò: «Cosa ci fai qui? Torna a casa da noi». Ciro sbarrò gli occhi e “dall’alto” dei suoi 18anni rispose: «Mammà, ma tu hai capito dove sono arrivato? Sto alla Juve e diventerò un grande cannoniere». Entusiasmo e determinazione da vendere. Come quando, espulso in una gara della Nazionale U19 per aver esultato togliendosi la maglia sotto una curva vuota, rispose al Ct Piscedda che gli chiedeva il motivo di quel gesto: «Mi alleno per quando segnerò in serie A». Negli occhi un sogno da inseguire, ma soprattutto quella voglia di fare gol. Una necessità. Una ragione di vita, nel bene e nel male, in ogni latitudine o categoria, in Italia e in Europa. Siena, Grosseto, Pescara, Genoa, Torino, Borussia Dortmund, Siviglia e Lazio. Ciro è stato capocannoniere del Torneo di Viareggio, in Serie B, in Europa League e in Serie A (per due volte e con due maglie diverse, granata e biancoceleste: come lui solo Toni e Ibrahimovic).

ATTACCANTE GENEROSO

Da piccolo era gracilino. La rapidità e la potenza nelle gambe, oltre alla classe, erano le sue doti principali. Dei 34 gol stagionali ne ha fatti 6 di sinistro, 26 di destro e 2 di testa. Sette doppiette e due triplette, per ora, più sette assist. La media gol da quando è arrivato alla Lazio nell’estate del 2016 è di 0,70 a partita. Il migliore nella storia della biancoceleste, seguito da totem del calibro di Hernan Crespo e Beppe Signori. Qualche consiglio glielo ha dato papà Antonio, anche lui ex bomber; ma in Eccellenza: si divideva tra lavoro all’Avis di Castellammare e allenamenti, spesso saltanti. Ciro, invece, non ha mai mancato una seduta. Per allenarsi col Sorrento il presidente Castellano gli fece l’abbonamento per la Circumvesuviana e ogni giorno, finita la scuola, mangiava un panino al volo e si metteva in viaggio. Dalla nostalgia degli affetti, soprattutto in giovane età, alle delusioni per un gol mancato o un provino andato male. Il primo al Milan nel 2000. Pierino Prati l’avrebbe preso se avesse avuto la residenza a Milano. Poi arrivarono l’Empoli e la Salernitana, mentre l’Inter preferì Destro e Balotelli. Immobile non si è arreso e ha continuato per la sua strada. Il nuovo sogno si chiama Scarpa d’Oro: per vincerla dovrà segnare un gol in più di Lewandowski. In caso di parità, avrà la meglio il polacco del Bayern Monaco: stesse reti, ma in meno gare. Ma Ciro ha ancora due partite per incidere il suo nome nella storia del calcio continentale.
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Il Messaggero