Lazio, Immobile da Sorrento alla leggenda: Scarpa d'Oro e record di Higuain eguagliato

Lazio, Immobile da Sorrento alla leggenda: Scarpa d'Oro e record di Higuain eguagliato
Ti aspetto da una vita intera. Che bella questa sera. Un sogno che s’avvera. Ciro Immobile non è «A un passo dalla Luna» come nella canzone del suo amico e cantante preferito...

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Ti aspetto da una vita intera. Che bella questa sera. Un sogno che s’avvera. Ciro Immobile non è «A un passo dalla Luna» come nella canzone del suo amico e cantante preferito Rocco Hunt. Lui è sbarcato sulla Luna. Altro che impronta alla Neil Armstrong. Ci ha messo tutti e due i piedi. Capocannoniere della serie A, Scarpa d’Oro, italiano ad aver segnato più gol in una sola stagione. E ha eguagliato il record di Higuain di 36. Rete nella stessa porta e sotto il diluvio. In quel San Paolo che ha sempre amato ma che non l’ha mai abbracciato. Ne ha fatti 6 di sinistro, 28 di destro e due di testa. E ben 17 in trasferta. Un altro record. Come Ciro nessuno mai. Se Hollywood fosse a Roma si meriterebbe una stella sulla famosa Walk of Fame. Come Ciro nessuno mai. «Sono super felice, orgoglioso di quello che ho fatto. Ho davanti agli occhi tutto quello che ho subito, da dove sono partito. Credendo nei propri sogni, a volte si realizzano. È dalla famiglia che è partito tutto. Se guardo indietro e vedo la mia storia, credo di poter essere un punto di riferimento per i ragazzi» ha sottolineato Ciro. Il destino, beffardo, gli ha tolto la possibilità di giocarsi l’Europeo questa estate. La grande occasione per dimostrare a tutti che non è un attaccante che fuori dai confini italiani sparisce. Già, la critica. Costantemente contraria e tagliente. Biondo, occhi azzurri e il sorriso sempre aperto sul mondo. Mai fuori dalle righe. Eppure per far aprire gli occhi sul suo talento è dovuto arrivare sempre più in alto degli altri. Probabilmente è uno dei pochi antieroi per cui il pubblico non fa il tifo. O meglio non sono tutti dalla sua parte. Nemmeno ieri. Anzi, in molti hanno soffiato sul pallone per farlo rotolare fuori dalla porta. Non ruba l’occhio ma lo spazio. Centravanti atipico. Corre per due. «Furbo, cannibale d’area di rigore e con una grande fame d’arrivare» dicevano di lui. Tutti i giorni un’ora di macchina con la mamma. Di lui non si decanta la narrazione del gesto tecnico ma l’epica dell’impresa. Dai campi di Sorrento al tetto del calcio. Anche la Vecchia Signora si era invaghita di lui. D’altronde se a 19 anni fai l’esordio in Serie A, subentrando alla leggenda Alex Del Piero vuol dire che nelle stelle c’è un destino luminoso. Peccato che poi la salita sia diventata ancor più ripida. La gavetta che ricomincia. Siena, Grosseto. Poche presenze e appena due gol. Ha sempre dovuto lottare con il Mondo per vincere. 


DOPO MESSI
Eppure Immobile ci è riuscito lo stesso. Ancora una volta. L’ha messa sul personale. E alla fine ha battuto tutti. Ha sfilato la Scarpa d’Oro al piede di Messi. Ha interrotto lo stradominio del duo Leo-Cr7. Dal 2009-10 il primo l’ha vinta sei volte, il secondo 3 e una volta Suarez. Ronaldo gli ha concesso anche l’onore delle armi. La Juve lo ha lasciato a casa. Inarrivabile Ciro (domenica aveva superato in vetta Lewandowsky). Inutile provarci. E così già all’ora di pranzo Immobile aveva già messo in bacheca il trofeo più prestigioso per un attaccante. Chiaramente dopo il Pallone d’Oro. Ma la sensazione di avercela fatta l’aveva avuta già domenica durante la cena di squadra. Cristiano Ronaldo a secco contro il Cagliari e Ciro che si lascia andare a una esultanza, a un brindisi e a un abbraccio con il presidente Lotito. E’ il terzo italiano di sempre ad esserci riuscito. Prima di lui Toni nel 2005-06 con la Fiorentina e l’anno dopo Totti con la Roma. Standing ovation per Ciro. Ma rispetto a loro si è spinto molto più in là. Il Luca Nazionale si era fermato a 31, Francesco a 26. Immobile ne ha fatti 10 in più. 

STORIA BIANCOCELESTE

Pescara come inizio di tutto. Siviglia e Dortmund parentesi negative che hanno contribuito in modo determinante alla sua crescita. La Lazio come sublimazione. Un binomio perfetto. Doveva sostituire Klose, ha finito per fare molto di più. Inzaghi gli ha cucito addosso l’abito perfetto. Grande Gatsby. Per la terza volta è risultato miglior cannoniere della serie A (2 con la Lazio e una con il Toro). E pazienza se non è arrivato lo scudetto. D’altronde in Italia dal 2010 va così. Nessun attaccante che si è laureato Re dei bomber ha vinto il tricolore. L’ultimo ad esserci riuscito è Ibrahimovic con l’Inter. E per chi lo avesse dimenticato nel 2017-18 è stato anche miglior cannoniere dell’Europa League con 8 centri. E’ la decima volta che un laziale a vincere la classifica marcatori della serie A. Terzo biancoceleste di tutti i tempi con 103 reti. Davanti a lui Signori e il mito Piola. Immobile però è nella leggenda. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero