Bella, ma non balla sulle punte. Questa Lazio ha bisogno dei bomber: «Per vincere, noi dobbiamo sempre fare un gol più degli altri. E' la nostra filosofia», aveva ammesso...
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I TIRI
E pensare che il serbo, uscito claudicante dall'Atleti Azzurri, è l'attaccante che più ha calciato in porta sinora. È inquietante il dato delle conclusioni dei centravanti biancocelesti: soltanto 10 in 10 giornate in tre. Quattro tiri per Matri e due gol in 5 presenze (207'). Zero, avete letto bene, zero per il “Mito” Klose nei 152' collezionati in tre partite di campionato. Nemmeno una centro stagionale ovviamente, unendo pure le due apparizioni nel preliminare Champions e in Supercoppa. I due assist contro il Toro, per fortuna, rendono meno triste gli ultimi due mesi fra infermeria e campo del campione del mondo.
ALLO SPECCHIO
Può ripartire dall'inizio domani, Klose. All'Olimpico è fermo al 29 aprile scorso, al 4-0 sul già retrocesso Parma. L'ultima rete, il tedesco, l'aveva però segnata a Napoli: sotto il Vesuvio aveva centrato la Champions e fatto esplodere la sua voglia di restare un altro anno. Da allora a digiuno anche Candreva in campionato. Tanto fumo sotto porta e poco aiuto nei ripiegamenti, Antonio ora è in ballottaggio con Kishna per il Milan. Una squadra che vede la Lazio e si guarda allo specchio: 15 gol incassati, i rossoneri subiscono in trasferta da ben nove giornate.
SI SCALDA
Peccato che Pioli, nell'inseguimento a Eriksson (9 vittorie consecutive in casa nel 2001) non possa contare sull'amuleto Parolo (15 punti degli attuali 18, con lui in campo) guarda caso cercato dal Milan (prima di Bertolacci) quest'estate, dopo una stagione con un bottino di 10 centri: al suo posto scalpita Cataldi, stavolta con Biglia. Sprinta il capocannoniere, Felipe: 4 reti. Per il rientro di Keita, decisivo in 5 gol, bisognerà attendere il derby. A proposito: occhio ai gialli per i diffidati Lulic e Milinkovic. Il tandem Matri-Djordjevic, provato ieri nel 4-4-2, può aspettare. Adesso palla a Klose, terminale del 4-2-3-1: Miro bene la porta e c'abbracciamo.
Alberto Abbate
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Il Messaggero