Roma, la rosa non è da full immersion: sul ko di Verona incidono la stanchezza del gruppo e la vulnerabilità della difesa

Mourinho (foto Gino Mancini)
Nessn alibi. I primi a dirlo sono Mourinho e i giocatori. Ma il Verona, nella sfida del Bentegodi, dimostra di stare fisicamernte meglio. E, come conferma Mou, i giocatori di...

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Nessn alibi. I primi a dirlo sono Mourinho e i giocatori. Ma il Verona, nella sfida del Bentegodi, dimostra di stare fisicamernte meglio. E, come conferma Mou, i giocatori di Tudor vincono ogni duello. In ogni zona del campo fanno più dei giallorossi. Così si spiega la sconfitta della Roma, la prima della stagione (3-2): 3 gare in 8 giorni, tra l'altro dopo gli impegni delle nazionali, pesano su qualsiasi rosa. Ancora di più su questo gruppo che è numericamente ridotto al minimo. In alcuni ruoli, a cominciare dai terzini, mancano i ricambi all'altezza. Pure per i medfiani. Lo Special One, con eleganza e tatto, lo ripete dall'inizio del percorso. Ecco perché fa giocare sempre gli stessi.  Come è successo anche nel viaggio in Veneto: fuori Viña, è toccato a Calafiori. E con Mkhitaryan non al top, dentro Shomurodov. Gli altri sono sempre gli stessi, qualcuno chiaramente con la lingua di fuori.

FASCIA SCOPERTA

La Roma crolla a destra. Dove non difende il vantaggio, gran gol di tacco di Pellegrini (sesto stagionale, 3 in campionato e 3 in Conference League). Lì, sul lato di Zaniolo, poco disposto al sacrificio, Karsdorp, sempre fuori posizione, e lo stesso Mancini, spesso in ritardo, arrivano le reti di Barak e dell'ex Caprari ad inizio ripresa. I giallorossi restano in partita con l'autogol di Ilic, ma nella ripresa sono fiacchi e disorganizzati. Normale che il Verona ultimo in classifica riesca a trovare anche la terza rete per il sorpasso definitivo: esonerato Di Francesco, Tudor alla quarta partita conquista i primi 3 punti. Mourinho, invece, incassa 3 gol in 14 minuti dopo averne subiti 4 in 6 partite.

MOSSA DELLA DISPERAZIONE    

Il tentativo di rimonta passa anche per il cambio del sistema di gioco in corsa. Con la difesa a tre. Fallito l'esperimento in attacco con Shomurodov per la prima volta titolare accanto ad Abraham, non funziona nemmeno la formula con il doppio centravanti quando entra Mayoral accanto all'inglese. La Roma conclude la partita con 5 attaccanti più Pellegrini: Perez, El Shaarawy, Mkhitaryan, Abraham e Mayoral.  Senza mai, però, inquadrare lo specchio della porta. Per la cronaca finisce la sfida pure senza terzini. Sui lati i giallorssi restano vulnerabili. 

 

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Il Messaggero