«Incomprensibile». La diagnosi, se vogliamo chiamarla così perché a quanto pare la guarigione non è completa, è di chi lavora...
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RACCOLTO ABBONDANTE
Il gruppo, però, non deve passare per malato immaginario. Perché la ricaduta è sempre possibile, addirittura si ripresenta con più frequenza quando la Roma affronta le piccole: il Bologna, lunedì padrone del match nonostante sia terzultimo, è l’ultima conferma. Eppure, se non fosse per la vergognosa eliminazione dalla Coppa Italia, i giallorossi hanno almeno ripreso quota in classifica, con la striscia dei 7 risultati utili in campionato, iniziata il giorno di Santo Stefano: 5 vittorie e 2 pareggi, quindi 17 punti, gli stessi che hanno permesso alla Juve di prendere il largo (+13). Dal ko allo Stadium e dal 10° posto, ecco l’attuale 5°, recuperando punti a chi è ancora davanti e a chi adesso sta dietro: al Napoli (5), all’Inter (4), al Milan (2), all’Atalanta (3), alla Lazio (7), alla Fiorentina (7), alla Sampdoria (10) e al Sassuolo (12). Anche la zona Champions, dal 26 dicembre, è più vicina: da meno 4 a meno 1. Nessuno, però, si fida.
RISCHIO CORTOCIRCUITO
La motivazione per il black out, e bisogna convivere con questa angoscia in ogni partita, è pronta e già confezionata. Vale per ogni stagione e per ogni caduta: questione di testa e via, senza guardare in faccia la realtà che chiama in causa pure i singoli, in alcuni casi sopravvalutati. Mentalmente, comunque, la Roma sembra sempre impreparata. Timida, impaurita e fiacca. E, anche fisicamente, a terra. Sindrome oscura che colpisce i senatori e i giovani. Inquadratura esemplare: Kolarov e Fazio, inguardabili difensori e al tempo stesso finalizzatori decisivi contro il Bologna. Oppure: Dzeko in Champions e in serie A non è lo stesso giocatore. Il mercato estivo non ha migliorato la rosa, decimata poi da 31 infortuni muscolari. Quello invernale non c’è nemmeno stato, ma qualche rinforzo il tecnico lo avrebbe gradito. Che, anche con il cambio di sistema di gioco, non è ancora uscito dal tunnel. Ma, pur senza aver alcuna certezza di poter centrare l’obiettivo, la rimonta c’è stata. E ovviamente Di Francesco se la tiene stretta. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero