La crescita passa dal gioco, quindi dalle prestazioni e inevitabilmente dai risultati. Eusebio Di Francesco ne è consapevole e sa che la vittoria, oggi contro...
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CONTINUITÀ
In questa fase di attesa c’è bisogno di non fermare la striscia di vittorie, dopo quella con Verona e Benevento, ci vuole il successo con l’Udinese e quindi con il Qarabag, per poi presentarsi a San Siro e giocarsela a petto in fuori. Lo sforzo dovrà portare la Roma a ridosso delle big prima della sosta, sempre con una partita da recuperare (contro la Samp, saltata per il maltempo). Lui è fiducioso e anche ieri lo ha ribadito. La frase emblematica è questa: «Credo di allenare una squadra forte, che può competere con Juve e Napoli, che hanno dimostrato di avere maggiore solidità. Abbiamo cambiato tanto, ma stiamo recuperando terreno, condizione e consapevolezza. Queste vittorie, non prendendo gol, ci devono dare maggior forza. Dopo l’Udinese parleremo di percorso di crescita. Questa Roma si basa sul collettivo. I calciatori ti fanno vincere le partite, ma se tutti insieme ti portano le vittorie, preferisco. Questa squadra è cresciuta tantissimo negli allenamenti e questo fa la differenza: ciò che si fa in allenamento si fa in partita». Questo disse anche dopo Vigo, ma suonava in senso negativo e sentir esprimere questo concetto oggi significa che la squadra è cresciuta e che soprattutto il suo lavoro funziona, viene metabolizzato.
ROTAZIONI VINCENTI
Determinante è stato e sarà la gestione del turnover. Specie ora. «Il turnover è valido quando si raggiungono determinati obiettivi, ho parlato sempre di collettivo, mai di singoli, due giocatori per ruolo, non di titolari e riservi. Tutti sono indispensabili per raggiungere un obiettivo importante». Gestione del turnover e gestione del famigerato ambiente romano (mah!). «Critiche e il gradimento ci sono sempre ovunque. Quello che non mi piace è partire prevenuti, io lavoro per la Roma e non per me stesso. Quando vado in giro sento grandissimo affetto da parte di tutti, anche qui dentro (i sala stampa, ndr) mi sento bene». Qui dentro. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero