La storia è simile a quella di una adolescente che si confronta con l’amico del cuore perché «nessuno mi conosce bene come te». E con le parole...
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UN BACIONE A FIRENZE
In tre giorni due incroci decisivi, all’interno di un torneo in cui per andare avanti non devi solo vincere, ma devi farlo anche il più possibile e il più nettamente possibile (nella fase successiva le squadre qualificate partono con i punti accumulati in questo primo girone, ndc). Archiviata la vittoria del Foro Italico contro il Giappone, l’Italia si è spostata a Firenze, con il Mandela Forum subito sold-out già per la sfida al Belgio di questa sera. Qui la Nazionale cercherà quelle risposte tecniche e caratteriali che per forza di cose non potevano essere più attendibili di tanto dopo l’esordio romano. Contro i Diavoli Rossi, che nel volley sono certamente meno infernali che nel calcio, c’è poi da vendicare l’eliminazione nei quarti di finale degli Europei 2017. «Ma in quell’Italia non c’erano Zaytsev e Juantorena» si è affrettato a ricordare Anastasi in conferenza. Differenza non da poco. «Noi siamo una squadra interessante - ha detto ancora l’ex coach azzurro - ma non so fino a che punto, visto che questa rosa non sta insieme e non compete dallo scorso europeo. E poi l’Italia è una delle sette squadre che possono andare a medaglia. Non so quale ma ci può arrivare». Detto da uno a cui la medaglia è andata di traverso nel 2010, quando gli azzurri finirono quarti nel mondiale di casa. Risultato che resta comunque il migliore dall’ultimo trionfo del 1998.
L’ALLIEVO E LA PENSIONE
Che poi, Anastasi, sa bene cosa significhi vincere un mondiale. Nel 1990 c’era, da giocatore, per il primo, storico, trionfo iridato azzurro. A guidarlo dalla panchina c’era proprio Velasco, che incrocerà Blengini sabato. «Mi inorgoglisce che tanti miei giocatori siano diventati ottimi coach, ma mi fa pensare che forse dovrei andare in pensione...», ha scherzato Julio, 66 anni e qualsiasi cosa nel palmares. «Ingiusto e presuntuoso» fare paragoni fra la sua Italia e questa, specie dopo la batosta che la sua Albiceleste ci ha rifilato a giugno in Nations League (3-0). Basta però ricordare, aggiunge, che «la pallavolo azzurra è sempre di ottimo livello». Ecco: obiettivo di questa tre giorni è proprio capire il livello di questo “ottimo”.
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Il Messaggero