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AUGUSTA (Usa) – La vittoria col brivido è ancora più bella. E chissà di che intensità è stato quello che attraversato il corpo e la mente di Scottie Scheffler alla buca 18, quando la benedetta pallina andava su e giù e non voleva saperne di entrare in buca. Certo, presentarsi sull’ultimo green con 5 colpi di vantaggio su Rory McIlroy, che aveva chiuso a meno 7, rappresentava un bel vantaggio, ma tutti quei putt non erano stati sicuramente messi nel conto e hanno aggiunto un po’ di suspence a un risultato che, nella sua realtà numerica, sembrava già acquisito. Ma il golf è questo: si gioca nella testa prima ancora che sul campo.
Il texano Scottie Scheffler può indossare con orgoglio la Giacca Verde del Masters perché stato il più bravo, il più regolare, il più costante, il più calcolatore, il più freddo (brivido finale a parte). Ha girato sempre sotto par (69 67 71 71), domando l’Augusta National in ogni condizione atmosferica: con la pioggia, col gelo e col vento prima di chiudere sotto un sole caldo e luminoso. Ha avuto la meglio sull’australiano Cameron Smith che lo insidiava da vicino e anche su McIllroy, protagonista di una clamorosa rimonta (da +1 a -7), il quale, ancora una volta, potrà recriminare per l’occasione mancata ad Augusta.
Vincendo ad Augusta, Scheffler ha compiuto un’impresa straordinaria. Solo due mesi fa era un buon e semisconosciuto giocatore del Tour. Nessuna vittoria. Dal 13 febbraio, invece, è stato un crescendo impressionante, destinato a entrare nella storia del golf. Prima la vittoria al Phoenix Open, poi l’Arnold Palmer Invitational e il WGC Dell Technologies, ora il Masters. Difficile trovare precedenti. Il risultato è che oggi è numero uno in tutto, nella Fedex Cup come nel ranking mondiale.
Nella Giacca Verde che ha ereditato da Hideki Matsuyama, vincitore nel 2021, Scheffler ha trovato, oltre alla gloria, un assegno da 2 milioni e 700 mila dollari, che vanno ad aggiungersi agli oltre 14 milioni vinti sin qui in carriera, 7 dei quali nei soli ultimi due mesi. Avrà un bel da fare, insieme con la moglie Meredith che lo ha abbracciato in lacrime all’arrivo, a gestire come si deve tanto denaro (considerati anche gli sponsor in arrivo), ma gli saranno sicuramente di aiuto gli studi finanziari all’Università del Texas.
L’altro trionfatore di questo Masters è stato sicuramente Tiger Woods. Nessuno credeva al suo ritorno in assoluto, figurarsi a poco più di un anno dall’incidente nel quale ha rischiato di perdere la gamba destra. Invece Tiger è stato straordinario. Ha portato a termine i 4 giri e in più di un’occasione ha fatto vedere sprazzi del gioco dei tempi migliori. E’stato commovente vederlo camminare claudicante (ogni giorno un po’ di più), stringere i denti e resistere al dolore pur di arrivare a quel traguardo che, più che altro, rappresentava una sfida con se stesso, l’ennesima della sua storia.
E il pubblico ha capito. Lo ha supportato, lo ha applaudito, lo ha confortato. Dalla 1 alla 18, un unico piano-sequenza di amore e di affetto. Non sappiamo quando sarà la prossima gara nei piani di Tiger, ma i Masters è stato un grande regalo a tutto il mondo del golf. E, per ora, ve bene così.
Stefano Cazzetta
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Il Messaggero