L'antidoping è sempre più indipendente: la Nado-Italia diventa autonoma

L'antidoping è sempre più indipendente: la Nado-Italia diventa autonoma
L'organismo che segue i controlli antidoping, la National Antidoping Organization, ossia la Nado, diventa ancora più autonoma dal Coni. Il presidente Malagò...

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L'organismo che segue i controlli antidoping, la National Antidoping Organization, ossia la Nado, diventa ancora più autonoma dal Coni. Il presidente Malagò è stato dunque di parola: dallo scorso 16 dicembre la struttura, che a settembre ha assunto la denominazione di Nado-Italia, è autonoma anche rispetto all'organigramma del Coni. Un altro passo deciso, dopo l'arrivo del generale Leonardo Gallitelli, verso un antidoping più forte e autorevole. Si completa così il percorso per l'indipendenza dei controlli, ritenuta fondamentale dalla Wada, l'agenzia mondiale antidoping che recentemente ha messo sotto osservazione Paesi come Francia e Spagna. L'Italia all'avanguardia mondiale, quindi, anche se va detto che nel nostro Paese, a differenza dei Paesi esteri, ad effettuare i controlli sono medici affiliati alla Federazione Italiana Medici Sportivi che è a sua volta emanazione, come tutte le Federazioni, dello stesso Comitato olimpico. La Nado-Italia, il cui prossimo passo deve essere quello di realizzare i passaporti biologici (ma per questo ulteriore passo occorrono risorse non solo economiche ma anche tecnico-scientifiche), gestisce i processi di supporto con il Tribunale Nazionale Antidoping e con l'Ufficio Procura Antidoping, affidato a Michele Signorini (prima c'era Curtis). Completano l'ufficio, rinforzato dal generale Gallitelli, il Comitato Controlli Antidoping, a capo del quale rimane Bernardino Arigoni, e il Comitato Esenzioni ai fini terapeutici guidato da Alessia Di Gianfrancesco, che segue anche l'attività internazionale. Ma le esenzioni oggi sono crollate, da 1000 l'anno a una ventina da quando il cortisone non è più cercato nei test fuori competizione e il bentelan, medicinale per asmatici, è consentito. Sullo sfondo restano le tossine derivanti dalla precedente gestione dell'organismo, con da ultimo le polemiche per il caso dei 26 azzurri dell'atletica.
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Il Messaggero